Referendum 2009. Rischi di una deriva autoritaria? O no? Consigli per l’uso

par Enzo Voci
lunedì 25 maggio 2009

E’ così, sotto un silenzio che cova altra propaganda, mentre il livello della pandemia suina scende ma quello della pandemia berlusconiana sale, a colpi di nomine rai e future arringhe in parlamento - mai in tribunale - , l’Italia avanza a rapidi passi verso un referendum che potrebbe condizionarne la storia, modificando i partiti e il loro rapporto col territorio. Probabilmente non lo sa nessuno, o nessuno se lo immagina, o nessuno pensa che si arriverà al fatidico “quorum” votando il prossimo 21 giugno. Tutti al mare, nonostante i ballottaggi. Certo è che non si può mai dire, e per questo vediamo cosa potrebbe succedere, immaginando qualche possibile scenario futuro.

ll referendum è abrogativo e si compone di tre quesiti (schede) riguardanti la legge elettorale attualmente in vigore - il famoso porcellum - ideata e e così poi definita a fine 2005 dalla mente dell’odontotecnico Calderoli.

A mo’ di promemoria, questa legge ha introdotto notevoli cambiamenti nel sistema elettorale e soprattutto stravolto i principi usciti dal precedente referendum del 1993, con la quale la maggioranza degli italiani si espresse per un sistema in prevalenza maggioritario. La “porcata” ha introdotto un sistema proporzionale misto, corretto con un premio di maggioranza, e prevede inoltre l’eliminazione delle preferenze, ovvero le liste bloccate. E’ appunto su questi temi - premio di maggioranza e liste - che convergono gli obbiettivi del referendum.

Primo quesito: Modifica del premio di maggioranza alla camera e abrogazione del collegamento di lista

In questo momento, con l’attuale legge, il premio di maggioranza viene attribuito su scala nazionale alla coalizione di partiti che ha preso più voti. A chi vince vengono garantiti un minimo di 340 seggi alla Camera, pari a quasi il 54% dei deputati. Questo sistema obbliga palesemente (anche se qualcuno sta ancora cercando di spiegarlo a Forrest Gump Veltroni) chi vuol sperare di vincere ad aggregare più forze - voti - possibili, in modo da ottenere una governabilità garantita.

Cosa succede se si mette la croce si a quella “lenzuolata” di cancellature sulla legge che rappresentano il primo quesito?

Succede che il premio di maggioranza rimane, ma viene assegnato non più alla coalizione dei partiti, ma al singolo partito. Domanda: Quanti partiti che possiamo definire “grandi” ci sono in Italia in questo momento? Pd e Pdl. I sondaggi danno il Pd al 25%, questo vuol dire che basta al pdl un semplice 26% per prendere il doppio dei seggi e governare da soli, senza l’ausilio di altri partiti, a quel punto confinati all’opposizione o all’appoggio esterno al prossimo governo. Partiti che non potranno nemmeno formare a loro volta una coalizione, vista l’abrogazione del collegamento di lista. Quindi per entrare in parlamento ci sarà, per tutti, lo sbarramento del 4% su scala nazionale.

Secondo quesito: Modifica del premio di maggioranza al senato.

Qui la situazione di partenza è diversa, il premio veniva e continuerà a venire assegnato su scala regionale, e non nazionale, ma se il secondo quesito passa il punto d’arrivo è lo stesso: maggioranza alla singola lista, teoricamente partito, che prenderà più voti nel collegio. Rimane invariata però la soglia molto alta di sbarramento: l’8%.

Terzo quesito: Abrogazione delle candidatura Multiple.

In questo momento una singola persona può candidarsi in più circoscrizioni - l’esempio classico è il Berlusconi capolista ovunque - lasciandosi la libertà di scegliere successivamente in quale venire eletto, ripescando nelle altre ulteriori candidati decisi a tavolino dal partito. Esprimendosi per l’abrogazione viene tolta questa possibilità, sia alla Camera che al Senato.

Se il terzo quesito riguarda effettivamente una di quelle caratteristiche che hanno portato a definire la legge Calderoli una porcata, e il si ci appare sacrosanto, seppur incompleto visto che non reintroduce la possibità di votare una singola persona, ripristinando le preferenze, negli altri due casi gli effetti hanno generato pareri discordanti.

Da una parte, quella dei referendari, prevale la visione che, in questo modo, si obbligherà il sistema partitico italiano a trasformarsi, formando due grandi partiti, all’americana, eliminando quegli elementi di discordia (vedi coalizione enormi) che non permettavano di governare. Dall’altra il terrore di chi vede il futuro della vita politica italiana in mano a due giganti molto simili, pronti a mettersi d’accordo su tutto e a spartirsi l’Italia con il gioco dell’alternanza (Berlusconi a parte).


Dove sta la verità? Sta sicuramente nel fatto che il panorama partitico italiano è, da sempre, molto variegato e apparentemente eterogeneo, figlio delle culture diversissime che si sono e si stanno scontrando da sempre nel bel paese, basta guardare dentro al Pd per farsene un’idea. E’ vero, in Italia ci sono troppi partiti, divisi tra loro il più delle volte per sfumature ideologiche ma ancor di più per spartizione di potere. Ma è obbligando questi a stare insieme che si pensa di cambiare le cose? O sono i partiti tutti, nella loro struttura sul territorio e nel permettere l’accesso alle idee dell’opinione pubblica, che devono cambiare? O sono le persone che devono cambiare?

In Italia ci sono già stati esempi di premi di maggioranza: il primo è la legge Acerbo, fascista, del 1923, con la quale venivano attribuiti i 2/3 dei seggi alla lista che prendeva più voti. La storia è nota: 5 anni dopo i fascisti, con il controllo totale del parlamento, votarono il codice Rocco, che tra le ulteriori numerose modifiche “riduceva le elezioni all’approvazione di una lista unica nazionale di 400 candidati, prevedendo la presentazione di liste concorrenti solo quando la lista unica non fosse stata approvata dal corpo elettorale” (da camera.it), Di lì a poco finimmo in guerra.

Si dirà allora che quelli erano dittatori, e che in una democrazia che impara dai propri errori non ci si può aspettare la stessa cosa.

E invece no, perchè il secondo esempio risale al 1953, con la legge 31 marzo 1953, n. 148, che attribuiva un premio di maggioranza alla lista o alle liste collegate tra loro che, in tutto il territorio nazionale, avessero raccolto il 50,01% dei voti. Legge preparata accuratamente dell’allora ministro degli interni DC Scelba, uno che secondo Giuseppe Carlo Marino, docente ordinario dell’Università di Palermo “diede il via ad una politica repressiva antidemocratica verso gli scioperi causando numerose vittime e feriti nel corso della sua funzione pubblica. La sistematica avversione alle idee di giustizia sociale in nome di una priorità di ordine economico portò a violare apertamente le libertà costituzionali di opinione e assemblea agli appartenti alle formazioni sindacali e delle sinistre.”. Non un odontotecnico ma un vecchio Brunetta, insomma.

Nonostante l’opposizione feroce di socialisti e comunisti, la leggè passo a larga maggioranza e un anno dopo s’andò a votare, ma le forze politiche della coalizione ottennero solamente il 49,2% non usufruendo così del premio, ed annullando gli effetti della legge che più tardi venne abrogata con la legge 31 luglio 1954, n. 615, ripristinando in ogni sua parte le norme del testo unico del 1948.

Non dei grandi esempi, pur se in situazioni diverse. Ma diverse non sono le persone che compongono i partiti maggiori ora: ex-dc, socialisti riciclati, residui della prima repubblica, e così via.

Perchè tentare questa carta, allora? I refendari hanno lavorato di fino sulle singole parole, senza proporre l’abrogazione completa, più logica, di una legge vergogna votata pochi mesi prima d’andare alle elezioni solamente dalla maggioranza di centrodestra.

Che fare, quindi? I più dimenticano, tra si e no, una terza scelta. Andare e rifiutare una o due delle schede. In questo modo si vota solo per il quesito (ad esempio il terzo) per cui si desidera esprimersi, mentre per gli altri non si concorre a formare il quorum necessario. Ed io probabilmente farò così. A meno che non mi facciate cambiare idea. Che ne pensate?

L’originale dell’articolo lo potete trovare qui: http://www.eurekaos.org/?p=348


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