Reddito di cittadinanza. Si può o non si può?

par paolo
venerdì 7 novembre 2014

L'errore peggiore sarebbe quello di metterla su piano di pura speculazione politica o di farne un mantra ideologico . La sua fattibilità deve essere messa in relazione alla reale capacità e determinazione degli attuali soggetti politici di incidere sull'attuale quadro socio-economico italiano. 

Premessa

Il "reddito di cittadinanza", secondo altre definizioni reddito di sussistenza o reddito minimo universale, viene garantito a tutti coloro che hanno cittadinanza e residenza nello Stato che eroga questo sussidio, allo scopo di consentire una vita dignitosa. E' quindi una forma integrativa, non una tantum ma erogata quindi a tempo indeterminato, eventualmente cumulabile con altri proventi da attività lavorative, di impresa o di rendita, fino al raggiungimento di una soglia reddituale idonea a garantire un minimo livello di benessere personale. Esiste praticamente in tutti i paesi d'Europa avanzati, seppure con forme e con livelli di soglie differenti da paese a paese. Non esiste in Grecia, Italia e Ungheria.

Nella raccomandazione 92/441 CEE, nel testo erogato dal Parlamento europeo, già pubblicato in Gazzetta ufficiale, si legge: "Il Parlamento europeo, nella risoluzione concernente la lotta contro la povertà nella Comunità europea, ha auspicato l'introduzione in tutti gli stati membri di un reddito minimo garantito, inteso quale fattore d'inserimento nella società dei cittadini più poveri". Cittadini appunto, dunque il primo requisito per beneficiarne è la cittadinanza. E' da oltre vent'anni che l'Italia non recepisce questa raccomandazione comunitaria. Ma non è una novità.

Il "reddito di cittadinanza" non va tuttavia confuso con altre forme di sussidio o integrazione che hanno attinenze puntuali, come quelle relative alla perdita di reddito da lavoro (es. cassa integrazione), che hanno estensioni temporali limitate o non sono a carattere universale. L'ISTAT, in questo senso, nel suo rapporto annuale 2014, suggerisce di adottare misure di sostegno da estendere a tutti coloro che vivono con meno di 780 euro al mese. Questa forma di sussidio integrativo non avendo alcuna attinenza con il requisito della "cittadinanza", abbasserebbe la spesa prevista dai 90 miliardi stimati nel caso del "reddito di cittadinanza individuale ", ai 15,5 miliardi di euro. Ma anche queste forme integrative non sono purtroppo esenti dagli stessi inconvenienti legati al sistema redistributivo che sono presenti in questo paese, mettendo le premesse per effetti distorsivi che porterebbero ad altra ingiustizia sociale.

Quadro politico attuale e attitudine alle politiche redistributive.

A parte le stime sul fabbisogno di cassa che sono ovviamente ballerine a seconda del livello di soglia di intervento che si vuole attuare, per realizzare un obiettivo minimo servirebbero almeno 20 miliardi di euro l'anno. L'Istat ci dice che nel 2014 ci sono un milione e 130 mila nuclei familiari totalmente sprovvisti di reddito. Dei quali mezzo milione di coppie con figli e 213 mila sono monogenitoriali. Un quadro che va ulteriormente peggiorando a causa della crisi che dura ormai da quasi sei anni.

Quindi le risorse vanno trovate e vanno trovate senza derogare dal famigerato patto UE sul rapporto debito/PIl che deve rimanere al di sotto della soglia del 3%. Senza contare poi gli obblighi del pareggio di bilancio (messi scriteriatamente in Costituzione) che, al meglio,dovrebbero partire dal 2017. Ingenti risorse quindi che vanno trovate. Al netto di tutte le balle che ci propinano i nostri governanti, compreso l'attuale del premier Renzi, non esiste nessuna forma alternativa di reperimento delle risorse che prescinda da:

a) Applicazione di una patrimoniale che colpisca realmente patrimoni e rendite. Stima: almeno 300 miliardi in cinque anni.

b) Lotta effettiva all'evasione, all'elusione e alla frode fiscale con strumenti di verifica puntuale sullo stato patrimoniale dei cittadini, delle persone giuridiche ecc..

c) Approvazione della legge sul falso in bilancio, corruzione e riciclaggio degne di questo nome e relativi strumenti d'intervento. Rimodulazione delle concessioni pubbliche, vedi specialmente le frequenze televisive.

d) Lotta alla mafia e alle organizzazioni malavitose con rinnovati poteri giudiziari, inseriti in un quadro di riforma generale della giustizia civile e penale.

Quali sono le forze politiche credibili per attuare queste riforme?

Sicuramente nè il PD di Matteo Renzi, né Forza Italia o comunque il centro destra a guida Silvio Berlusconi o suo clone. Questi partiti o coalizioni non hanno la minima intenzione politica di mettere in atto quanto sopra. Matteo Renzi gigioneggia e promette in abbondanza industriale ma sui punti che contano gira abbondantemente alla larga. Parla di tutto per non dire niente. Negli otto mesi di suo premierato, la corruzione è aumentata, l'evasione fiscale è aumentata, le riforme sono ancora chimere, rimangono i titoli e gli spot propagandistici come i tanto sbandierati 80 euro, subito risucchiati dall'aumento di tasse locali e balzelli. Persino la fantomatica riforma che prevedeva l'eliminazione delle province ha trovato una surreale smentita nella recente (una settimana o poco più) inaugurazione della nuova sede della provincia Monza-Brianza. Un complesso (il quinto esistente) costato 25 milioni di euro. Che questo stallo sia frutto del patto segreto del "Nazareno" tra il buon Matteo e l'illustre pregiudicato poco importa, i fatti ci dicono che siamo rimasti esattamente al punto in cui eravamo, anzi, molti indicatori sono in ulteriore peggioramento. Ma l'innamoramento, per interesse o disperazione, con il Napoleone fiorentino sembra non scemare. Sarà il botto finale a dirci dove sta la fregatura.

Il M5S, che è il terzo polo dello schieramento politico, sarebbe teoricamente l'unico ad avere l'animus pugnandi nel mettere in atto i quattro punti cardinali sopra citati che consentirebbero di attuare una reale equità sociale, come appunto l'istituzione di un reddito di cittadinanza. Nella loro ultima proposta emersa nella manifestazione del Circo Massimo a Roma, si attesta sui 600 euro mensili. Purtroppo nella attuale fase politica contano come il due di briscola, grazie alla loro scellerata scelta di autoisolamento e alla perdurante doppiezza come movimento antisistema-partito parlamentarista a guida comico profetica. Ma qui non voglio dilungarmi, la situazione è sotto gli occhi di tutti. Quanto a cazzeggio e propaganda anche questi non si fanno mancare certamente niente, ma almeno avrebbero i requisiti di base, perché è del tutto evidente che mettere mano ai punti sopra citati significa rivoltare il paese come un calzino e, soprattutto, non guardare in faccia nessuno.

Comunque tutti, e quindi anche il M5S, anche con le migliori intenzioni avrebbero poi a che fare con la burocrazia e il marciume che si è insinuato profondamente in tutti i gangli della macchina amministrativa dello Stato, la famigerata Pubblica Amministrazione. Mi chiedo come sia possibile fare una redistribuzione equitativa delle risorse se non si conosce la reale, precisa e puntuale situazione economica di chi dovrebbe riceverle. Una amministrazione che non conosce neanche il numero esatto dei suoi dipendenti e un paese che ha 180 miliardi di euro l'anno che sfuggono a qualsiasi controllo. In questa situazione il rischio, non remoto, è quello di dare soldi a chi non li merita, facendo ulteriore ingiustizia sociale.

Quindi prima si mette il paese in condizioni di normalità, sconfiggendo il gattopardismo che castra ogni tentativo di cambiamento reale, poi si possono mettere in campo politiche di equità sociale. Ma campa cavallo che l'erba cresce e intanto chi sta male continua a stare peggio.

 


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