Razzismo: il fallimento della lotta italiana

par Camillo Pignata
giovedì 3 novembre 2016

Bisogna intervenire e stroncare sul nascere, prima che sia troppo tardi, le pulsioni razziste che serpeggiano nella nostra società. Un allarme per l’Italia e l’Europa, che è risuonato più volte, anche sulle pagine di questo giornale. Ma invano!

E allora, i fili spinati, i muri, le sospensione di Schengen, l’ipocrita, interessata accoglienza tedesca dei siriani. L’assalto agli immigrati, l’assedio alle scuole dei bambini immigrati, le ordinanze per bus comunali riservati ai soli indigeni, e poi i fatti di Goro, dove la popolazione di questa cittadina ha fatto le barricate per respingere donne e bambini, sfuggiti alla guerra e alla fame, mentre i partiti di destra hanno giustificato e giustificano questa rivolta, e qualche leader politico invita alla lotta contro gli immigrati

E’ il fallimento della lotta contro il razzismo. Ma c’è stata mai lotta? Tutto è avvenuto, nel silenzio della gente, delle istituzioni, delle autorità giudiziarie. E allora diventa più grave ed allarmante, l’assenza di una politica dell’accoglienza e dell’integrazione, di una politica culturale per i rifugiati e per noi, e di una una risposta sanzionatoria contro chi chiama eroi, gente che ha fatto le barricate per respingere donne e bambini sfuggiti alla guerra e alla fame. Chi soffia sul fuoco in questo modo, innesca un meccanismo di reazione a catena che si può allargare a macchia d’olio per tutta la penisola cio che è avvenuto a Gorino.

Chi fa questo, non può in stare nel Parlamento italiano, e neppure in quello europeo. Consentire la presenza di chi cavalca il razzismo nelle istituzioni rappresentative italiane ed europee significa rinnegare la storia e la civiltà, la lotta antifascista e anti razzista da cui è nata la Repubblica Italiana, e il principio di solidarietà, da cui è nata la UE.

Chi fa le barricate contro undici donne scappate dalla guerra, dalla fame, alla morte, non può essere cittadino di una repubblica, nata dalla resistenza e fondata sull’antifascismo e sull’antirazzismo. La cittadinanza italiana non è compatibile con il razzismo. Chi è contro valori che sono alla radice dello status di cittadino italiano non può essere cittadino italiano.

Occorre riscrivere le leggi antirazziali per spazzare via dubbi interpretativi, che spesso mandano assolti chi, senza incorrere in pratiche razziali, tuttavia ne esalta il ricordo, perché l’obiettivo è bloccare in via preventiva il sorgere di questo fenomeno, evitare la formazione di proseliti e di una mentalità. I gesti, le parole, le manifestazioni e tutto ciò che pubblicizza un fenomeno così odioso non può essere tollerato.

Diversamente, la ripetizione ossessiva di frasi e comportamenti contro gli immigrati, di politiche che aizzano la guerra tra i poveri, continueranno a produrre cultura e persone razziste, a rendere di fenomeno di massa ciò che prima era un fatto circoscritto che coinvolgeva un numero limitato di persone.

La condivisione delle idee razziste sono diventate un fatto di massa e la loro manifestazione, anche con azioni barricate e rivolte, rischia di diventarlo. L’indifferenza del popolo democratico, o quantomeno la sua tiepidezza, è diventato un fatto di massa. E ora di chiedersi perché, e di trovare delle risposte e delle soluzioni. Le ragioni si trovano certamente nell'assenza di un'adeguata preventiva politica sanzionatoria, ma sopratutto nel fatto che il problema degli immigrati è stato considerato solo nella sua dimensione pragmatica e non in quella valoriale.

E non poteva essere diversamente dopo la fine delle ideologie, della lotta politica, che ha portato l'Italia e l'Europa a sottovalutare, l'azione nefanda delle forze politiche, che hanno soffiato e soffiano sul fuoco per fare voti.

E per quanto configurato in termini pragmatici, il problema del rapporto con gli immigrati, la loro accoglienza, la loro integrazione è stato trattato come un inconveniente da gestire ed è stato gestito male. E’ mancato il dovere di solidarietà, soffocato dalla politica di austerità, una politica europea dell’immigrazione, che ha lasciato questo problema in balia degli egoismi nazionali dei singoli stati, la capacità politica della classe dirigente italiana ed europea.

L'Europa non ha fermato l’esodo e non lo governa, pensa di risolvere il problema con l’accordo con la Turchia, con qualche promessa di flessibilità alla Grecia e all’Italia, mentre sono in campo principi di libertà e democrazia. E intanto nel nostro Paese, si pensa di dare una risposta all’immigrazione, di fare accoglienza solo con qualche ostello e centro di accoglienza, senza preparare ed interpellare le popolazioni che ancora ignorano chi devono ospitare.

Ma l’immigrazione è un fatto sociale di relazioni tra persone di cultura, e quindi di conoscenza di popoli e della loro storia, di valori a partire da quello della solidarietà.
Si capisce allora perché a Gori come, in altri paesi, è mancato il coinvolgimento della gente e delle istituzioni che li rappresentano. Si capisce perché il prefetto di Ferrara non ha parlato con il sindaco della cittadina e con la sua gente, le sue difficoltà a far rispettare la legge. Si capisce, ma non si giustifica. In altri paesi, in altre comunità della penisola, gli stessi problemi vengono affrontati in maniera diversa.

A Napoli a Lampedusa a Palermo gli immigrati vengono accolti. Anche a Milano gli immigrati vengono accolti, ma non lo sarebbero stati se ci fosse stata gente di destra a governare la città. E allora, non è solo questione di errori gestionali, e quindi di assenza di piani di accoglienza, di mancato coinvolgimento delle popolazioni, è questione di volontà politica.

E’ questione di volontà politica nell’accoglienza e nella reazione al razzismo, una parola maledetta che abbiamo paura di usare, eppure talvolta è necessaria per rendere verità e giustizia. È pura ipocrisia non chiamare razzisti alcuni esponenti politici che si comportano come tali, chi odia e chi fomenta l’odio razziale. È ingiusto perché si rischia di accomunare in uno stesso calderone, chi rigetta l’immigrato, perché ha paura, e chi cavalca il disagio e la paura, per motivi elettorali.

È sbagliato perché si offre a quest’ultimi la possibilità di trincerarsi dietro la disorganizzazione del governo e della burocrazia per giustificare la loro xenofobia. Eloquenti sono le interviste ai manifestanti, c’era la paura di alcuni per il diverso, ma anche il fastidio di altri per il diverso considerato essere inferiore, fino al punto di offendere Mandela.

Parole, comportamenti, politiche, tutto ha contribuito a cacciarci nella spirale di un degrado senza fine che rischia di ritorcersi contro di noi, i nostri figli e i nostri nipoti.

Foto:Taymaz Valley/Flickr

 

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