Rave a Diso: una piccola località e un grande, deleterio raduno

par roccob
lunedì 17 agosto 2009

Come ampiamente riportato dai quotidiani on line, nonché da radio e telegiornali, un piccolo Comune del Salento, dotato di un ridente tratto costiero e avviato su interessanti prospettive di sviluppo turistico, ha improvvisamente visto convenire sul proprio territorio un ragguardevole numero di persone, in prevalenza giovani (1000, 2000, 4000 o 6000, la cifra precisa ha poca importanza), per un raduno, una festa, una celebrazione, non si sa di che genere e di quale nome, ma, sicuramente, senza ombra di autorizzazione.
 
Detti ospiti – con autovetture, torpedoni, caravan, tende, moto e vari impianti ed attrezzature – si sono “accomodati” all’interno di una serie di fondi agricoli di proprietà privata, a breve distanza dai centri abitati.
 
Cosa hanno fatto insieme, in circa 36 ore di soggiorno, non è dato di conoscere, anche se si può immaginare.

Esistono, comunque, alcuni esiti e conseguenze inconfutabili
: in primis, purtroppo, la morte di una giovane potentina sui vent’anni, il cui corpo esanime è stato abbandonato e rinvenuto in una vicina stazione di servizio. Poi, l’ininterrotta, assordante diffusione di musica – o, meglio, di uno stucchevole e monotono tum, tum, tum, tum - , scaraventata d’intorno, in un vastissimo orizzonte, grazie ad un impianto d’amplificazione da 6000W, la qual cosa, tappi o non tappi nelle orecchie, ha tormentato e minato, giorno e notte, le meningi e l’equilibrio esistenziale di migliaia di residenti e turisti.

 
Ulteriore sintomo, le frequenti processioni di “convegnisti” verso bar e posti di ristoro delle località limitrofe, con bottiglie e lattine brandite in mano alla grande.
 
Si tiene a dichiarare che vigili urbani, carabinieri e poliziotti hanno tenuto a bada la situazione e che non si poteva fare di più, data l’enorme folla di arrivati.

Ovviamente e con rispetto, ad ognuno il suo mestiere, e però l’invasione di diversi immobili privati, con sicuri danni per i titolari, e l’inaudita, demenziale esplosione di decibel, forse non si dovevano lasciar passare e consumare in tutta tranquillità, per 36 lunghissime ore. Ad esempio, non si poteva disattivare, con un’operazione a sorpresa, l’impianto di amplificazione?
 
Circa, infine, la misera fine della giovane, è stata una fatalità inevitabile? Si è proprio sicuri che non si sarebbe potuto intervenire in qualche modo, soprattutto prima? Da ultimo, un interrogativo secco: la marea di gente è arrivata in quel sito solo grazie ad internet, a Google Earth ecc. ecc. o vi sono stati anche organizzatori e guide in carne ed ossa?

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