Rapporto Ocse sulla scuola 2012: professori anziani, investimenti insufficienti e troppe tasse
par Paolo Borrello
mercoledì 12 settembre 2012
E’ stato reso noto il rapporto dell’Ocse sull’educazione relativo al 2012. Da questo rapporto emerge una “fotografia” della scuola italiana poco edificante: professori troppo anziani e pagati poco, investimenti del tutto insufficienti e tasse piuttosto elevate.
In un articolo pubblicato su rassegna.it vengono esaminate le principali caratteristiche della scuola italiana, secondo il rapporto citato.
In 19 dei 32 paesi membri il 60% dei docenti di scuola secondaria ha almeno 40 anni. In Italia (ma anche in Austria, Repubblica Ceca, Estonia e Germania) sono oltre il 70%. Gli insegnanti under 30 nel nostro paese sono meno dello 0,5% in tutti i gradi di scuola, contro una media Ocse che arriva al 14% nella scuola primaria (nel Regno Unito sono addirittura il 31,7%).
In Italia la parte più consistente di insegnanti si colloca nella fascia 50-59 anni: i professori con questa età sono il 39,3% alla primaria, il 50% alle medie, e altrettanti alle superiori. Nella scuola secondaria la quota di over 60 sfiora il 10%. E anche gli under 40 scarseggiano. Sono il 16,6% alla primaria, l’11,6% alle medie, il 7,9% alle superiori.
L’Italia investe il 4,7% del proprio Pil in istruzione contro una media Ocse del 5,8%. Nel corso degli anni la quota di Pil investita in questo settore è solo leggermente aumentata nel nostro paese, mentre è in calo, fra il 2000 e il 2010, la percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione: passa dal 9,8% al 9%. Questo dato ci colloca al secondo posto fra i paesi con la spesa pubblica più bassa per l’istruzione dopo il Giappone.
In Italia cresce anche il rapporto studenti/docenti per effetto dei tagli e delle riforme del governo Berlusconi. Si hanno 11,8 studenti in media per docente alla materna, 11,3 alla primaria, 12 considerando insieme le medie e le superiori.
E gli stipendi dei docenti restano fra i più bassi d’Europa, con il massimo dello stipendio che arriva dopo 35 anni di lavoro. E anche raggiunto l’obiettivo si resta sotto la media degli altri stipendi: 39.762 dollari in Italia, oltre 45.000 mediamente negli altri paesi.
L’Italia, poi, si colloca ai primi posti fra i paesi non anglosassoni per livello delle tasse universitarie. E il sostegno dello Stato a chi vuole studiare scarseggia: l’82% degli studenti non gode di nessun beneficio. Forse, però, il dato più allarmante e inedito è quello relativo all’ereditarietà del titolo di studio.
In Italia chi nasce in famiglie con redditi poco elevati e con genitori con titoli bassi di istruzione ha scarse possibilità di avere un lungo percorso scolastico. Ad esempio il 44% di giovani 25-34enni i cui genitori non hanno completato l’istruzione secondaria superiore fa la stessa fine, si ferma alle medie.
I dati contenuti nel rapporto dell’Ocse evidenziano la necessità che si attuino interventi che migliorino realmente la situazione della scuola italiana. Spesso si sostiene l’importanza di introdurre cambiamenti di notevole rilievo all’interno del sistema formativo, anche per favorire la crescita economica. In realtà, anno dopo anno, ci si trova di fronte agli stessi problemi, quali quelli rilevati nel rapporto citato. Pertanto, io sono molto scettico riguardo alla possibilità che i cambiamenti necessari siano realizzati, almeno nel breve periodo.