Ragazzi di occupyPD avanti, costruite il nuovo partito

par Camillo Pignata
martedì 14 maggio 2013

Perché l’assemblea PD non ha trattato della frattura dei vertici con la base del partito? Perché non ha parlato della violazione del patto elettorale? Perché non ha risposto alla domanda di partecipazione della base alle decisioni politiche?

Interrogativi senza risposta, che tuttavia definiscono il valore di un’assemblea solo burocratica, che ha coperto una casella vuota, ma ha rifiutato di fare i conti con il passato e con il futuro del PD.

I ragazzi di occupyPD sono stati fuori la sala dell’assemblea del partito, qualcuno è entrato, qualcuno ha parlato, ma sono stati fuori. Eppure dovevano essere i protagonisti di quell’assemblea. Un partito che ha l’ambizione di rinascere dalle ceneri in cui l’ha cacciato la politica suicida di questi mesi, non può tener fuori la sua base, con cui si è determinata una frattura. Non può soprassedere sul contrasto tra dirigenza, iscritti ed elettori, specie quando nasce da una divergenza sulla fedeltà o tradimento del patto elettorale. L’assemblea doveva affrontare questo tema, doveva dedicare un giorno a questi ragazzi, per ascoltarne le ragioni e poi procedere al rinnovo della dirigenza.

Ma l’assemblea del Pd è stata una delusione, ha dato luogo ad un dibattito superficiale, in cui è mancato ogni accenno sia pur minimo, ai valori fondanti del partito, al rapporto tra vertice e base, che non è solo un fatto organizzativo, ma un fatto di democrazia.

Quale il ruolo della base nella definizione dei processi politici? Il riferimento alle vicende politiche recenti è sconfortante. La base, quella base che è stata l’anima delle primarie, che ha organizzato i gazebo, ha raccolto i voti e li ha controllati, con una fatica immane per la ristrettezza dei tempi, è stata trattata come un “usa e getta”. Dopo essere stata usata per il lavoro organizzativo delle primarie, è stata esclusa dalla scelte più importanti e decisive del partito. È stata esclusa dalla scelta dei candidati alla presidenza della Repubblica, è stata esclusa dalla decisione per l’inciucio, alla assemblea del PD, neppure è stato presentato il programma di governo di Letta. Contro quest’atteggiamento oligarchico e verticistico, contro il governo con Berlusconi, la base ha reagito. E questo, al di là del merito delle questioni, è un fatto positivo. Da Torino a Bologna a Lamezia Terne, Foggia, Bari sono tanti i giovani che hanno occupato le sezioni del partito democratico, per essere ascoltati, per dire basta con il verticismo di partito. E questo fa paura, perché colpisce l’omertà oligarchica all’interno del PD, ma anche tra il PD e il PDL.

Non fanno un discorso di generazione, ma di partecipazione ai processi politici del partito.

E la partecipazione significa trasparenza. Ma di questo non si è parlato in assemblea .

Così come non si è parlato del dovere della dirigenza, dopo i fatti incresciosi connessi alla elezione del Presidente delle Repubblica, di informare, e del diritto della base di conoscere anche gli aspetti più nascosti di queste inquietanti vicende.

In particolare, il segretario doveva chiarire se esse erano solo uno scontro tra correnti, tra due linee - quella favorevole all’inciucio (tradimento del patto elettorale) e quella favorevole al cambiamento, all’accordo con il MOV5S - o qualcosa in più.

Quando Bersani ha deciso di candidare a Presidente della Repubblica un soggetto gradito all’opposizione, lo ha fatto per rispettare un principio di democrazia o per accontentare la parte moderata del partito, quella che sotto voce reclamava l’accordo con Berlusconi e quindi il tradimento del patto elettorale?

E tutto questo va chiarito, come vano chiarite le ragioni che hanno impedito di consultare la base, quando è stata boicottata la linea del cambiamento ed è stata imboccata la strada del Quirinale.

Napolitano, in più occasioni, aveva mostrato la sua propensione per le larghe intese e per un governo di legislatura. In questa logica si giustifica il comitato dei saggi, che nella sua composizione e nella sua mission, aveva i presupposti dell’inciucio. Nel gruppo c’erano solo politici ed esperti di PD e PDL, con esclusione dei grillini, mentre l’incarico era finalizzato ad individuare i punti di condivisione tra gli schieramenti in campo. Con queste premesse, andare dal presidente per chiedergli di ricandidarsi, aveva un solo significato, fare un governo di legislatura PD /PDL, e mettere a tacere chi era contrario e quindi anche la base fedele al patto elettorale.

Per questo il governo Letta non è nato solo dalla necessità dell’emergenza economica, ma da una scelta politica, maturata subito dopo l’esito infelice delle consultazioni di Bersani, e quindi prima delle elezioni presidenziali.

E allo stesso modo, è stato frutto non della necessità, ma di una scelta politica maturata da tempo, l’accantonamento del governo di scopo, per il governo di legislatura

Il valore e il prestigio di Napolitano non sminuisce la gravità del suicidio politico, di un partito che non mantiene il patto con gli elettori, che ha paura di affidarsi a se stesso, e si affida al capo dello Stato.

Ma non è detta l’ultima parola. Ci sono i ragazzi di occupyPD. E allora ragazzi avanti, mettete fuori i traditori del patto elettorale, quelli che vi hanno ingannato, e costruite il partito.


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