Rachida Dati e le femministe "retrograde"

par Usignolo
lunedì 12 gennaio 2009

Rachida Dati torna dopo 5 giorni dal parto quando il welfare francese le avrebbe assicurato almeno 16 settimane di congedo. Le voci da palazzo Mantignon affermano che per lei “il suo lavoro è troppo importante perché lo lasci per troppo tempo”. Le femministe, quindi, si scatenano, e l’attacano, incolpandola di “non allattare”, di “non occuparsi del bambino la notte”, di “recitare la parte dell’uomo”, insomma di privilegiare la sua carrirera – parole apparse su Libèration del 9 gennaio a firma del Collectif national pour le droit des femmes .

Una battaglia in una Francia in cui l’84% delle donne vorrebbe più giorni di congedi maternità. Una battaglia tra chi afferma che ci sono donne alle quali non si possono imporre sedici settimane a casa o che vada in pensione a 60 anni.

La Dati sembra voler rimettere in discussione un welfare consolidato come quello d’oltralpe, gettando sulle femministe l’ombra di essere loro le retrograde. Lei che dopo neanche una settimana è uscita dalla clinica della Muette con sua figlia Zohra (sulla cui nascita, in Francia, si è scatenato il gossip per scoprire qual è la vera identità del padre) per accompagnare Sarkozy in Cassazione – cerimonia durante la quale il capo di stato francese avrebbe annunciato la cancellazione del giudice istruttore -. Giunta all’Eliseo i membri del Governo l’hanno accolta tra gli applausi.



I datori di lavoro francesi sono già pronti ad utilizzare l’esempio della Ministra per rivedere gli accordi con le loro impiegate.

La polemica si sposta subito in Italia e vede le donne in campo altrettanto divise tra chi vorrebbe tornare a lavoro subito e chi, invece, rimarrebbe a casa. Navigando in rete c’è chi afferma che aiuterebbe, anche, contro la depressione post parto. O il Foglio di stamane che vede nel welfare una “prigione”.


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