Racconti politici rubati e sovrapposti. L’ago, il filo, il vestito

par Maria Cattini
venerdì 5 aprile 2013

Lo spettacolo politico di queste incerte giornate è indescrivibile. Forse solo Stephen King in uno dei suoi romanzi grotteschi horror potrebbe cercare di decifrarlo. Mentre il Paese arranca e retrocede sempre di più verso un baratro di depressione economica, psicologica e sociale, tutti i gruppi politici si insultano. Tutti si accusano. Tutti si sottraggono ai loro compiti di governo. Tutti si rubano le proprie narrazioni e le proprie identità. Le cambiano non rispettandosi.

La verità è che nessuno ha più una identità chiara, una storia coerente e potente in cui credere, da offrire al Paese e agli elettori. Perché questa perdita totale di credibilità e impegno?

«Ci sono mille risposte, ma una possibile traccia è stata data il 3 aprile da Floris, su La7, durante la trasmissione "Otto e Mezzo", che ha fatto notare una cosa interessante: "destra e sinistra sono fossilizzati gli uni nella foto degli altri". È tragicamente così» commenta Andrea Fontana, presidente dell'Osservatorio Italiano di "Corporate Storytelling" presso l'Università degli Studi di Pavia.

«Il racconto politico della destra viene fatto dalla sinistra e la destra lo assume. Il racconto politico della sinistra viene fatto dalla destra e la sinistra lo fa suo. Nessuno dei due ad oggi ha una storia rappresentativa, né una storia di futuro, solo in parte storie garanti di passato. Nessuna credibilità e visione del futuro. In mezzo, il Movimento 5 stelle a guardare le foto vecchie di famiglia e a sbraitare improbabili non partiti e non programmi. Lontano Europa, America e Mondo che mandano i loro diplomatici a far visita a questo strano zoo che è diventata l'Italia». 

Bulimia narrativa e vuoto di responsabilità. I gruppi politici si focalizzano sui veti e la rabbia, accusandosi, dovrebbero invece recuperare una risposta alla domanda fondamentale: "Chi siamo?" e quindi "cosa vi offriamo?".

Per Andrea Fontana è chiarissimo tutto questo. «Domanda che diventa offerta elettorale e programma per il futuro locale e nazionale. Nessun programma ha una visione di questo tipo. Solo pezzi di intervento: la legge elettorale, l'eliminazione dell'IMU, la decrescita felice. Si dovrebbe raccontare il perché di queste scelte e soprattutto il dove ci porteranno domani queste stesse decisioni».

«Dovrebbero riprendere in mano il "vestito" del Paese, e con ago e filo ricucire reputazione, credibilità e visione», è la risposta dell'esperto di storytelling. «Impegnandosi ad avere dei destini politici, economici e culturali che possano dare visione e ragione a una domanda ancora più importante: "chi vogliamo diventare?"».

Questo sarà il titolo e il programma del vero racconto politico futuro, credibile e coerente con le azioni di ogni soggetto politico: chi vogliamo diventare nell'economia, nella scienza, nella società.

 


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