Questa mamma ha inventato un metodo per far camminare i bambini disabili

par Carla Mereu
venerdì 28 marzo 2014

L'amore materno supera davvero ogni limite. Questa è la storia di una madre israeliana, tenace e determinata, che ha inventato un supporto per far camminare il suo bambino, e di conseguenza tutti gli altri bambini, affetti da disabilità motorie.

 
Il piccolo, colpito nello specifico da una paralisi cerebrale che gli impedisce il movimento degli arti, ha potuto provare l'esperienza di muovere i primi passi grazie alla sua super-mamma che ha ideato e fatto brevettare una sorta di imbracatura che collega il bambino con l'adulto
 
«È meraviglioso vedere questo supporto a disposizione di famiglie in tutto il mondo. I medici, quando mio figlio aveva due anni mi hanno confermato i problemi alle sue gambe. È stato un duro colpo sapere che mio figlio non poteva vivere normalmente. Ho cominciato a camminare con lui giorno dopo giorno; era un compito molto faticoso per entrambi. Fuori dal mio dolore e disperazione è nata l’idea per Upsee, sono felice di vederlo realizzato».
A parlare è Debby Elnatan, musicoterapeuta oltreché madre di Rotan, che dopo aver visto il figlio costretto sulla sedia a rotelle ha deciso di ideare qualcosa che perlomeno gli permetesse di cambiare posizione. Nasce cosi Firefly Upsee, appena lanciato sul mercato dopo aver ottenuto grande successo in Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada. Si tratta di una imbracatura (una sorta di marsupio), che si attacca alla cintura indossata da un adulto, che con dei sandali studiati appositamente, permette al genitore e al bambino di camminare contemporaneamente al passo, lasciando al piccolo le mani libere per il gioco e altre attività, come spiega dettagliatamente il Daily Mail. Seppur non si tratti di un movimento autonomo il bambino può finalmente gestire la situazione indicando dove andare, cosa fare e liberando la sua fantasia.
 
Dal punto di vista medico i vantaggi non sono pochi; il solo fatto di potersi muovere e e spostare procura notevoli benefici al bambino anche dal punto di vista fisico (miglioramento della circolazione del sangue, dell'attività muscolare e articolare). Senza contare che, come abbiamo detto prima, anche dal punto di vista mentale i benefici non tardano a mostrarsi: il solo fatto di poter gestire la situazione in prima persona e da un'altra prospettiva da al bambino nuova fiducia in se stesso, lo inserisce attivamente in un nucleo familiare e/o comunità (scuola, gioco, sport) come ben testimonia questo video.

A partire dal 7 aprile il supporto medico sarà in vendita sul sito internet del marchio Leckey, l'azienda irlandese che ha deciso di fabbricare e commercializzare il prodotto. L'apparecchio costerà circa 500 dollari, pari a 363 euro. Una cifra davvero irrisoria in confronto alla gioia di un qualsiasi genitore di fronte al progresso del proprio figlio portatore di handicap.
 
La stessa azienda ha affermato in un intervista all'Huffington Post che hanno già ricevuto tantissime richieste. 
 
Va ricordato che da qualche anno a questa parte si è tanto parlato di un'altra innovazione tecnologica di altissimo livello: l'ideazione di un esoscheletro, ossia di un supporto esterno al corpo da applicare a persone affette da paralisi fisiche. L'obiettivo e la struttura sono molto simili all'invenzione della mamma israeliana, ma in questo caso essendo quest'ultimo un sistema dotato di articolazioni meccaniche legate al bacino, alle ginocchia e ai piedi, che si adatta al corpo del paziente e trasmette l'impulso che dovrebbe dare il sistema muscolo-scelettrico (come spiega il coordinatore del centro di riabilitazione, Antonio Urieta), trattandosi ancora di un prototipo sarebbe arduo applicarlo ai bambini; in secondo luogo perchè lo scheletro dei bimbi, essendo ancora in fase di sviluppo, cresce velocemente e ne deriverebbe un costo elevatissimo per le famiglie. 
 
Laura Ramirez, una giovane ragazza messicana rimasta paralizzata in seguito a un incidente stradale sta provando uno dei 24 prototipi in fase di sperimentazione. Gli effetti psichico-fisici sono praticamente gli stessi del Upsee, seppur in questo caso il movimento è davvero autonomo; è infatti più di una protesi, si tratta in questo caso di un secondo corpo. Racconta infatti Laura: "Mi sta aiutando molto, potermi muovere migliora la circolazione, la digestione e il tono muscolare, ma soprattutto sono molto contenta perché ora la gente mi considera in maniera diversa"
 
Quello che ci si augura è che si brevettino questi supporti per la vita di tutti i giorni e non solo per le ore della riabilitazione. Il costo è però - al contrario dell'imbracatura creata dalla mamma israeliana - decisamente proibitivo: per acquistare uno di questi prototipi sono necessari circa 200mila dollari.
 
 

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