Quelle due piazze e la vittoria degli studenti

par Pietro Orsatti
mercoledì 22 dicembre 2010

Due piazze, due mondi diametralmente opposti. Da un lato la folla di studenti che pacificamente ha invaso le strade di Roma. Ecco cos’è stato il corteo partito da La Sapienza. Dall’altra parte lo spezzone, minuscolo, che si è mosso da Piramide e che con gli studenti ha poco a che fare, rancoroso, frustrato. Quei pochi studenti che ci sono vengono messi in bella mostra, poco più di venti. Sono medi, visibilmente a disagio, utilizzati quasi come scudi. Dietro ci sono frammenti di un po’ di tutto. Si chiamano compagni e poi fra di loro si individuano più di un ultras che con i “compagni”, si sa, hanno ben poco a che fare. E poi insulti e minacce (alla fine anche ad personam) ai giornalisti, e slogan (da stadio) contro la polizia “serva” e “di merda”. Stadio. E poco altro di fossile dell’antagonismo.

Bene hanno fatto a prendere fisicamente le distanze gli studenti da questo manipoli di duri e puri che si nascondono dietro a qualche quindicenne. Depotenziandoli. È evidente che se fossero stati più dei duecento che erano si sarebbero sentiti assolutamente legittimati a ingaggiare lo scontro con la polizia. Ma erano poco, “nuddu”.

Dall’altra parte della città invece una piazza intimidita, certamente, che cerca in tutti i modi di tenere bassi i toni. Il ricordo del 14 brucia ancora. Come le minacce e le intimidazioni autoritarie e fuori dalla legalità dei tanti Gasparri, Alemanno, Maroni, Mantovano e Alfano. L’offesa più grande che è stata fatta a questa generazione è proprio la paura. La minaccia. L’intimidazione.

Alla fine mi rendo conto di aver sbagliato a seguire il corteo dei cosiddetti “duri”. Non meritavano nemmeno un frammento dell’attenzione che hanno avuta. E non mi illudo che si possano interrogare sulla loro sconfitta. In piazza. Una piazza che li ha posti lì, da soli, sotto gli occhi di tutti. Nudi con il proprio arsenale di slogan da stadio, atteggiamenti da coatti (e non si offendano i coatti veri) e qualche richiamo, timido, alla lotta di classe. Quelli che lottano per il futuro erano altrove. Non erano lì. E intanto va in scena la farsa dell’approvazione al Senato di una riforma senza soldi, con chiari elementi di anticostituzionalità, guscio vuoto di decreti che forse questo governo non sarà mai in grado di fare.

Qualcuno ha parlato di Centri Sociali. Ma quali centri sociali! I centri sociali sono cosa seria, gente che lavora sul territorio, nel sociale, con la gente quella vera.

E se ne rendano conto, i vari nostalgici che cercano ancora vendette su fatti che non ricordano nemmeno più e che con la politica e la società hanno ben poco a che fare, che non riusciranno più a mettere in atto i meccanismi del 14 dicembre, usare la folla dei manifestanti per innescare le loro presunte vendette. Non funziona più. Il gioco è stato svelato.

 

Originariamente su Gli Italiani


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