Quelle brutte parole in bocca al Senatore Crimi

par Daniel di Schuler
venerdì 22 marzo 2013

Non so nulla di Vito Crimi, capogruppo del M5S al senato. Non so quali problemi personali abbia, come sia stato educato, e se, come me, abbia avuto la fortuna di completare le scuole elementari. So solo che mi sono stancato di sentire i nostri politicanti, e lui è di certo uno di loro, usare un frasario che sarebbe stato considerato indegno anche nel cantiere edile dove ho perfezionato i miei studi.

Non mi riferisco alle battute sul presidente della Repubblica per cui il senatore grillino, con prontezza appunto da politicante, si è scusato. Sapere che ha detto, per far ridere i propri colleghi, che “Napolitano non si è addormentato” perché “ Beppe è stato capace di tenerlo abbastanza sveglio”, mi fa solo arricciare il naso, nulla più; l’ironia, anche nei confronti delle massime cariche dello Stato, anche quando è fatta senza particolare gusto o intelligenza, in fondo può essere solo un peccato veniale.

Trovo insopportabile, invece, che poi, prendendosela con i giornalisti che, come ho appena fatto io, hanno estrapolato le sue frasi dal loro contesto (e come dovevano fare? Riportare integralmente ogni flatulenza uscita dalla sua senatoriale bocca?), questo nuovo rappresentate del popolo italiano, e quindi anche mio, abbia detto, che la stampa gli stia letteralmente “sul cazzo”.

Un concetto che Crimi ha ribadito, e con il medesimo lessico, anche ai microfoni della Zanzara, la popolare trasmissione di Radio 24: "I giornalisti e le tv li sto rifiutando tutti perché mi stanno veramente sul cazzo, cercano solo il gossip". Lo stesso pene (ma allora è un’ossessione. Un trauma infantile o la segreta confessione di un desiderio, scusate il gioco di parole, inconfessabile?) torna in bocca al nostro senatore anche quando racconta della propria attività in questo inizio di legislatura: “Non facciamo un cazzo, passiamo un mese e mezzo a scegliere nomi". E ancora: “Noi finora non abbiamo fatto un cazzo". E poi: “ Cioè passiamo un mese e mezzo senza fare un cazzo con uno stipendio che è quello che è”.

A dir la verità, un paio di centinaia di progetti di legge, i parlamentari degli altri partiti in questi giorni li avrebbero presentati (uno pare anche il pessimo Calderoli), ma certo non ci si può aspettare troppo attivismo da chi deve ancora impadronirsi dei meccanismi, se si è buoni, o deve chiedere il permesso al padrone del proprio partito anche prima di andare a far pipì, se si è più cattivelli ed in vena di proseguire con le metafore urologiche.

Quello che si può esigere da chiunque, e specie dai componenti di quella che dovrebbe essere la nostra “aristocrazia eletta”, è un minimo di educazione ed un linguaggio perlomeno adulto. Sì, adulto; fatto di parole misurate, anche se non soppesate col bilancino, e di argomentazioni debitamente condotte. Tutto il contrario delle affermazioni del neo-senatore che, se possono a volte essere condivisibili, non diventano per nulla più convincenti perché accompagnate dall’adolescenziale punto esclamativo di una scurrilità.

“L’aula è qualcosa di sacro”, ha concluso la propria intervista radiofonica Crimi, “ma il Parlamento in questi ultimi anni è stato stuprato”.

Perfettamente d’accordo con lui. E pare che anche nell’immediato futuro continueranno a sedere, nelle nostre camere, personaggi niente più che folclorici. Diversissimi dai parlamentari di un paese mediamente civile; simili, al più, ai discoli che la maestra mandava dietro la lavagna. Agli ultimi della classe.


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