Quella di Vendola è una scissione che non interessa alla sinistra “reale”

par Pietro Orsatti
lunedì 26 gennaio 2009

Nichi Vendola lascia Rifondazione. Affetto anche lui dalla sindrome scissionista geneticamente impiantata nel Dna della sinistra italiana, dove una ex maggioranza non accetterà mai la linea dettata dalla maggioranza che l’ha sostituita e preferisce frantumare l’esistente invece che costruire. Ogni scissione, nella storia della sinistra, nasce da qui. Dal rifiuto dei risultati democraticamente ottenuti all’intermo di un partito.

“Non ci sto, non discuto, me ne vado e faccio un alto nuovo partito più piccolo e marginale di prima”. Tant’è. Eccoci qui a constatare che i vendoliani si propongono come fautori di una nuova unità a sinistra, ma con una nuova scissione fresca fresca che impedirà (e come potrebbe essere altrimenti?) qualsiasi tentativo serio di ri-aggregazione. C’è anche un simbolo nuovo e un nuovo nome: “Rifondazione per la sinistra” e un logo che sembra uscito dallo stesso studio grafico che ha prodotto recentemente il simbolo della tv vicina alla corrente-associazione di Massimo D’Alema, RedTv. Rps e Red? Vabbè, andiamo avanti. Non facciamo fantapolitica. Per quella c’è sempre tempo. Ce ne sarà, non temete.

Subito dopo la sconfitta elettorale dell’Arcobaleno a aprile scorso scrissi un pezzo per left che si intitolava “la pancia della sinistra”. Mi ero fatto un giro presso l’assemblea di Firenze e la Direzione di Rifondazione immediatamente dopo la sonora batosta presa il 13 e 14 aprile. Il clima era incredibile. Nessuno che, onestamente, si facesse carico della responsabilità di aver perso contatto con il territorio, con la base, con la società. Solo rituali, consuamti, di un “ceto” distante galassie dalla realtà del Paese. Oggi è cambiato qualcosa? Dopo il gossip natalizio che ci ha accompagnato per tutte le feste sulla vicenda Sansonetti-Liberazione-Bonaccorsi, era prevedibile che Nichi facesse il passo. E con lui i suoi amici e collaboratori più stretti.


Erano volate parole troppo grosse, accuse troppo gravi, perché la situazione non si coagulasse in una scissione. E puntualmente questo è successo al seminario di Chianciano degli scorsi giorni. Quello che stupisce noi ingenui osservatori, è che la preparazione della scissione e della nuova casa fosse già a un livello così avanzato. Simbolo, nome, progetto, e un bel gruppo di dirigenti pronti a dirigere, appunto. Foto di gruppo: al centro Vendola con ai lati Franco Giordano e Piero Sansonetti. Che la polemica su Liberazione fosse solo strumentale? A pensare questo si è troppo maliziosi?

Comunque, buona fortuna a Vendola e i suoi. Non sarà compito semplice ricostruire qualcosa senza cadere nella rete d’attrazione del Pd.

Alla pancia della sinistra tutto questo muoversi (e rigirare il mestolo) da parte dei dirigenti politici, dei ceti locali e nazionali, non crea poi così tanto disturbo. Al limite un po’ di sconforto. Nei casi più gravi qualche feroce (e sana) incazzatura. La pancia della sinistra sta facendo i conti, giorno per giorno, con altro che alle crisi di un ceto agonizzante. Ha a che fare con la crisi economica, con migliaia (centinaia di migliaia) di nuovi disoccupati e cassaintegrati, con l’ideologismo della destra al governo, con la stretta sui diritti civili, con la crisi morale e culturale che sta devastando il Paese.

Alla pancia della sinistra non importa nulla di trascorre più di un mese a dibattersi sul futuro di Piero Sansonetti o Franco Giordano. Ha altro da fare. Quella distanza che ha fatto letteralmente svanire dal parlamento un’intera storia politica non solo è rimasta tale e quale, si è addirittura allargata. Chiunque voglia raccogliere la bandiera di una storia e di un progetto imploso sotto le spinte autoreferenziali del proprio ceto dirigente, deve essere consapevole di questo. Non si firmano assegni in bianco. Non si fanno sconti.


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