Quel “popolo senza politica” che ha voglia di politica

par Pietro Orsatti
domenica 14 marzo 2010

“Una politica senza popolo, un popolo senza politica”. Alla fine la questione è tutta lì, in questa frase scandita chiaramente da Nichi Vendola nel suo intervento alla manifestazione di piazza del Popolo. Perché è proprio lì, in questa scomparsa di collegamento fra popolo di sinistra e partiti, fra realtà e tatticismi politici, dove si è consumata la sconfitta del centro sinistra. E questa piazza, finalmente dopo anni unitaria e stracolma, è un segnale. Che i partiti devono cogliere, ora, senza esitazioni e con umiltà. Perché non ci saranno altre occasioni. Quel “popolo senza politica” di protagonismo e politica ne ha bisogno e voglia. E l’attuale classe dirigente del centro sinistra ha solo un’opportunità: starlo ad ascoltare. Pena l’estinzione di ceto e organizzazioni.

Bisogna dare atto che qualche segnale dal palco arriva. Sia da Bersani ma soprattutto da Vendola. Il suo l’intervento più seguito e applaudito. È il suo essere contemporaneamente intellettuale e popolare a renderlo efficace. Ma è nel retropalco dove si giocano da subito le carte di uno schieramento che ancora non c’è, che non riesce ancora a riprendersi dalla rovina dell’Unione, da quella coalizione tafazziana che si è consumata nel giro di un biennio. Sconfitta da se stessa, dalla sua autoreferenzialità, dal proprio immobilismo.
 
Ieri forse si è anche consumata la fine del “d’alemismo”, del bizantino ricercare compromessi al ribasso con una controparte, il berlusconismo autoritario di ieri e di oggi, che non ha mai rispettato un accordo sia a livello politico che istituzionale. Quel modo di fare politica deve essere archiviato, e il basso profilo che l’ex ministro degli esteri ha tenuto dopo la contestazione a piazza del Pantheon il giorno successivo all’approvazione del decreto “interpretativo” salva liste, non rassicura ma almeno consola.
 
Questo è un momento di coraggio e non di tattica, questo è il momento di andare a cercare l’unità (non l’Unione) su un programma e un’idea di Paese senza andare a cercare trattative al ribasso. Ripeto, questa è davvero l’ultima occasione.
 
Credits Foto: Marco Stefano Vitiello

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