Quel pasticciaccio brutto del M5S

par David Asìni
sabato 28 febbraio 2015

Purtroppo è arrivata, implacabile, l'ora: Grillo e Casaleggio si devono fare da parte.

I simboli, talvolta, valgono piu delle parole. E vedere Grillo che sgambetta dentro la piscina di casa Briatore come una Melandri qualsiasi descrive con desolata freddezza quello che agli elettori del m5s appare sempre piu chiaro: la distanza tra il fondatore del movimento e la "sua" base, più volte citata come arbitro supremo dei propri destini, e sempre relegata a ruoli, nei fatti, inconsistenti.

Chi decide all'interno del m5s, ed in base a cosa?

Questa banale domanda è alla base del vulnus tutto interno al movimento, e l'ipocrisia con la quale vi si risponde sta incrinando le fondamenta stesse di quello che sembrava essere un solido e innovativo edificio. La promessa reiterata di "delega" decisionale è stata del tutto disattesa e, ironia della sorte, lo stesso "direttorio" a 5 scelto ne è la riprova. Quale indice di democrazia dimostra una consultazione indetta senza discussione alcuna, in cui si chiede di delegare rappresentatività a 5 delegati già scelti? Assai poca.

Il fatto che Grillo e Casaleggio decidano del tutto arbitrariamente su cosa deliberare, e che lo facciano dando al massimo un preavviso di poche ore, inficia del tutto la legittimità delle votazioni. Questo strano metodo probabilmente sottointende una paura di brogli, di "infiltrati", di perdita del controllo dell'intero apparato; sentimento comprensibile, ma mai esplicitato, ed in netta contraddizione con il mantra dell' "uno vale uno", e del programma scritto "dal basso". Grillo non può tirarsi indietro perché "stanchino", e presentarsi dal Capo dello stato come rappresentante del movimento solo perché ne ha voglia, senza che si abbia ufficializzato il suo ruolo. E non può indire un referendum sul confronto con Renzi, e poi assolvere solo formalmente al mandato evitando, nei fatti, ogni forma di dibattito. Non è serio, e non è rispettoso nei confronti di elettori fortemente bisognosi di rappresentanza reale; spiace dirlo, ma pare più un comportamento da milionario annoiato che da uomo di impegno sociale.

E le stesse posizioni ancora squisitamete populiste paiono confermare questa impressione; come si può pretendere di avere parlamentari incorrutibili, sempre presenti, e negare loro l'80% dello stipendio? Non è questa la ragione alla base delle moltissime "diserzioni" all'interno del parlamento? All'uomo della strada pare evidente che si stia cercando dei santi, più che degli uomini di buona volonta, ma forse Grillo da una delle sue ville vede le cose con altra prospettiva..

Ultima, in ordine di tempo, la sua presa di posizione su Gino Paoli, incredibilmente forviante rispetto ai valori e alla storia del movimento. Questo è un paese cosi malato che l'uomo politico che più ha avuto a cuore la "questione morale" (espressione da lui coniata, tra l'altro), ha "piazzato" la figlia Bianca alla Rai (Cossiga dixit); come si può essere cosi ciechi da non capire che non si può difendere perché "ottantenne" un amico che racconta dei suoi pagamenti in nero nascosti in Svizzera? Questo mina la credibilità di tutto il movimento e ,soprattutto, non lo rappresenta

In questa impasse il m5s appare bloccato, frustrato, e la sua azione di molto rallentata. I risultati sono assai scarsi e, complici i media manipolatori, la comunicazione appare un tasto davvero dolente. Sbagliare si puo', ma la fragilita intrinseca al movimento è nella mancanza di regole precise per delineare le strategie politiche, le priorita', la comunicazione, che non possono piu' essere affidate agli umori del duo Grillo-Casaleggio. La debacle alle ultime elezioni europee, e la distanza siderale tra quanto promesso e quanto realizzato nella delega dei ruoli decisionali, dovrebbe indurre i co-fondatori ad un deciso passo indietro; la loro onesta intellettuale dovrebbe indurli a rapide decisioni in tal senso.

Nel frattempo, Renzi azzanna quello che resta del paese, regala agli amici degli amici, svende i beni di famiglia, cerca di tacitare quel che resta della forza deterrente al crimine della magistratura. E dire che perfino l'ambasciatore USA ha individuato nella lentezza della giustizia e nell'incertezza della pena il nostro punto di massima debolezza.

Servirebbe, e non è difficile a capirsi, che la prescrizione non sia più il premio di strategie dilatorie tese ad allungare sine die ogni processo; e sapete quale è l'unica forza in parlamento che si batte in questo senso? IL M5S! Ma in mezzo a questo caos, chi glielo spiega agli elettori?

 

 


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