Quel che i migranti devono condividere con noi
par Bernardo Aiello
venerdì 22 maggio 2009
Un noto settimanale riporta la notizia che il sindaco di Caravaggio ha negato la cittadinanza ad una persona perché non conosceva la lingua italiana; ed a questo ha plaudito. Orbene, in primis un sindaco è un funzionario pubblico preposto all’applicazione delle norme amministrative: se queste non prevedono per il richiedente la cittadinanza italiana l’obbligo di conoscenza della lingua italiana, l’operato del sindaco di Caravaggio costituisce un abuso, che la magistratura amministrativa non esiterebbe a condannare se richiesta.
Passando, poi, al merito della questione, occorre rilevare che, ove il sindaco di Caravaggio avesse fatto opportuna indagine nelle campagne siciliane all’inizio del secolo scorso, avrebbe finito per negare la cittadinanza italiana ad una moltitudine di persone, che conoscevano solamente il dialetto siciliano; e questo non mi sembra equo, atteso che molte di queste persone sono state sotto le armi sul fronte contro l’impero austro-ungarico durante la Grande Guerra e di tante di loro è riportata memoria negli elenchi dei monumenti ai caduti di ogni contrada siciliana (monumenti solitamente, peraltro, di una bruttezza estrema, chissà poi perché).
Non è dunque la lingua quello che i migranti devono condividere con noi; come accadeva ai nostri di migranti, quando raggiungevano il porto di New York e, magari, finivano per essere registrati come Corleone solamente perché erano nati nel paese di Corleone e nulla sapevano dire d’altro ai poliziotti locali. Un’altra cosa che non vedo proprio che i migranti dovrebbero condividere con noi è la religione; anche perché, se la maggioranza di noi professa la religione cattolica, molti ne professano un’altra o son atei e, perciò, è materialmente impossibile determinare una religione da imporre ai migranti. Vi sono, però, delle cose che i migranti devono condividere con noi: i valori e le regole della civile convivenza quali si sono affermati nel nostro Paese. Un esempio per tutti: la giustizia.