Quel "Mussolini bonaccione" di Dellutriana memoria

par Ezio Petrillo
martedì 5 maggio 2009

Il senatore del Pdl ha un’idea tutta sua della storia.

Allargarsi, spingere, spingere, senza farsi notare. Un’azione lenta e costante. Come l’acqua piovana sulla roccia. Erosione. La società dello spettacolo ci sta facendo ripiombare nell’era del pensiero unico? La risposta sta nelle parole di un senatore, Marcello Dell’Utri: "Benito Mussolini non fu un dittatore spietato e sanguinario, perse la guerra perchè fu troppo buono, fu "blando" sulle leggi razziali e, infine, i repubblichini furono i partigiani di destra, perché lottarono per un ideale". Si, esatto. Avete sentito bene. Il senatore, noto in Sicilia per le sue amicizie "pericolose", in un’intervista a Klaus Davi, supera ogni barriera. Con onestà, bisogna dirlo.

In parecchi, magari, avevano il sospetto che in un certo schieramento politico si annidassero nostalgici del regime e neo-fascisti. Nessuno, però, ha mai avuto il coraggio o la voglia di esporsi così tanto. Dell’Utri ha finalmente sfondato la porta dell’ipocrisia. Probabilmente ha fatto un favore a tutti quelli che la pensano come lui, ma non hanno mai avuto il coraggio di asserire certi concetti. D’altronde nella realtà post-moderna, in cui prevalgono le esasperazioni personali della vita quotidiana ai discorsi collettivi, cosa volete che importi alla gente comune se un senatore di una Repubblica fondata sui valori della Resistenza, dica che Mussolini è stato, in fondo in fondo, un bonaccione.



Dagli anni ’80 in poi il riflusso delle persone verso la sfera privata ha coinciso con un "lasciar agire" agli altri, ai potentati, le azioni inerenti la cosa pubblica, la sfera collettiva. Basta intralci. Una legge sul divorzio, una legge sull’aborto, uno Statuto dei lavoratori, sono bastati e avanzati. Ad ognuno il suo compito. La politica doveva diventare affare di pochi, doveva servire a re-distribuire un assetto di potere, un’oligarchia che ci portiamo dietro ancora oggi. Il popolo non doveva interessarsi di politica. E così via con l’istupidimento quotidiano. Telegiornali che alimentano la paura verso l’altro, armi di distrazione di massa. E guarda caso quei "potentati" che hanno innescato questa spirale mediatica del distacco verso la cosa pubblica, diventano i politici più influenti di questa nazione. Si possono permettere di fare o di dire qualunque cosa. Avvelenare valli e paesi con rifiuti tossici, perforare montagne con tunnel ad alta velocità, innalzare ponti altamente sismici, separare i bimbi "nostrani" dai bimbi stranieri. Tanto hanno il consenso. Si ma il consenso di chi? Di chi dice ormai "voto per il meno peggio", oppure "voto perchè mi sta simpatico", o "non ho tempo per pensare alle cose politiche, devo lavorare io".

RintanatiSon nella tana quotidiana da domani la nostra memoria collettiva si arricchirà anche di un Mussolini bonaccione. Tanto tutto passa. Tutto si dimentica. Fabrizio De Andrè direbbe "anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti". Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.


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