Quei secchioni degli Alt-J
par Spike
lunedì 26 agosto 2013
Gli Alt-J sono impeccabili. Dal vivo come su album. Perfetti, precisi, corretti, senza sbavature. A tratti freddi. Ma adorabili.
Il gruppo inglese, originario di Leeds, si è esibito venerdì 23 agosto al Rock en Seine, forse il festival pop-rock più famoso di Francia, che si è concluso ieri, domenica 25 agosto.
Gli Alt-J sono quattro: Joe Newman (chitarra/voce), Gwil Sainsbury (chitarra/chitarra basso), Gus Unger-Hamilton (tastiere) e Thom Green (batteria). Il nome della band arriva dalla combinazione dei tasti “Alt” e “J”, che su tastiera mac inglese da la lettera greca delta (â). Più postmoderno di così...
E, infatti, gli Alt-J sanno "di nuovo" come pochi ascolti. Come qualcuno che non è cresciuto con il riverbero dei Pink Floyd, ma con quello dei Radiohead, e che ha fatto qualcosa di ancora nuovo. Che mette insieme la Punjabi music e la fotografia del dopoguerra, l'elettronica, il cinema francese e cori gospel.
Gli Alt-J esistono dal 2007 e hanno all'attivo un solo album, che però impressiona per la perfezione – geometrica – di tempi, ritmi, voci, cori, citazioni e, anche, melodie. An Awesome Wave, uscito nel maggio del 2012, sta portando la band letteralmente in giro per il mondo. Oltretutto in un'escalation di successo e date sempre più importanti.
Va detto che nel settembre del 2012 An Awesome Wave ha vinto il Mercury Prize, riconoscimento assegnato al miglior album uscito in Irlanda e Uk durante l'anno. Per dare la misura di quanto sia un premio prestigioso (e di qualità): nel 2011 era toccato a PJ Harvey per Let England Shake e nel 2010 agli XX. Lo hanno vinto anche i Portishead, i Pulp e Antony and the Johnsons.
Dal vivo gli Alt-J sono come su album: impeccabili. Tecnicamente ineccepibili. Dei “secchioni”, direbbe qualcuno. Ottima presenza scenica. Un misto di ritmo, elettronica, folk psichedelico e ballate. Che funziona molto bene.
Ed è questa la forza della band: camminano perfettamente in equilibrio su una linea sottile che permette loro di creare un mélange assurdo e improbabile tra stili e traiettorie diverse. Senza sbavature. Un qualcosa di unico, che sembra, per la perfezione, dovuto quasi al caso. E infatti risulta difficile immaginare cosa possano fare dopo, come reinventarsi senza ripetere qualcosa che non lo è per natura.
Un po' freddini? Sì, al limite. Quarantacinque minuti di concerto, senza bis, riprendendo tutto (l'unico) album. Più un inedito.