Quattro centesimi per cinque pallottole. Il giornalismo al tempo della crisi

par Eleonora
lunedì 31 ottobre 2011

Dagli aspiranti giornalisti ad Angela Corica, il mestiere del giornalista per quattro centesimi a riga

Una massima diventata ormai un tormentone è «C'è crisi per tutti». La crisi non è per tutti e lo sappiamo bene, ma per quelli che la subiscono essa è divenuta strisciante, pervasiva.

Chi si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro trova un ambiente ostile, privo non solo di garanzie per il futuro, ma anche per il presente. Gli aspiranti pubblicisti,da quest'anno, per iscriversi all'Albo, dovranno presentare, oltre alle ricevute di una serie infinita di tasse, un numero minimo di articoli firmati (in minima parte siglati o non firmati) in un biennio, prodotti grazie ad una collaborazione continuativa con un quotidiano, una rivista o un canale televisivo registrati presso il tribunale di competenza e le ricevute dei pagamenti degli articoli. Nulla di strano, direte voi.

Be', ai requisiti di accesso all'ordine dei pubblicisti si aggiunge un compenso minimo per il biennio che deve aggirarsi intorno ai 1400/1800 euro lordi. Nella maggior parte dei casi, gli aspiranti pubblicisti che riescono a strappare un contratto con cui ottenere, dopo i due anni, il patentino, vengono pagati 4 centesimi a riga. Per chi non lo sapesse, una riga corrisponde all'incirca a 60 battute. Un articolo medio è formato da 2000/2500 battute. Un giornalista aspirante pubblicista viene pagato circa 2 euro netti ad articolo (compreso di ricerca delle notizie, verifica delle fonti, lavoro sul campo e così via), con un totale di circa 550 articoli in due anni.

L'impressione che l'abitudine allo sfruttamento sia diventata un po' troppo diffusa ha spinto all'inizio di quest'anno un gruppo di giornalisti a riunirsi sotto lo slogan: “Non lavoro per meno di 50 euro”, ispirato a quello dei braccianti africani che a Castel Volturno si sono ribellati contro gli sfruttatori nell'ottobre del 2010. La campagna si chiama “Quattro per Cinque”, anche per ricordare il famoso caso della giornalista Angela Corica, di Calabria Ora, che insieme ai 4 centesimi a riga ha ricevuto un surplus di cinque proiettili contro la sua auto per essersi occupata di 'Ndrangheta. E navigando in rete di storie così se ne leggono tante: dalla studentessa costretta a lavorare due anni senza essere pagata ai giovani aspiranti giornalisti obbligati a dichiarare il falso, perché chi denuncia resta fuori e per lui le porte si chiudono.

Verrebbe loro da chiedere «Ma chi ve l'ha fatto fare?». La risposta potrebbe essere «L'amore per il nostro lavoro», un'idea che molti nostri governanti non riescono neppure a concepire.


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