Quando la Chiesa si rivolta contro la destra
par Mari
giovedì 25 giugno 2009
“E’ stato superato il limite della decenza” devono aver pensato in molti in questi giorni sul caso Berlusconi. Decenza che è stata superata non tanto per gli atti compiuti o meno, ma per il modo in cui l’informazione è stata gestita, manipolata, sottaciuta. Strano a dirsi, ma con il passare dei giorni se ne stanno rendendo conto anche persone vicine alla Chiesa.
Così il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, ha definito “indifendibile” il comportamento di Silvio Berlusconi. Ma il prete non si è fermato qui. La sua risposta ad un lettore è stata quasi un’accusa contro quella Chiesa che fino a questo momento è stata in silenzio verso il nostro presidente del Consiglio. Una Chiesa costantemente all’erta quando si tratta di aprire bocca su argomenti di cui magari non sa assolutamente nulla, vedi fecondazione assistita o coppie di fatto, che invece non rivendica il diritto a parlare del Governo italiano perché aspetta qualcosa in cambio. Don Antonio Sciortino è chiaro nel suo messaggio: non si può pensare “di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa, è il classico piatto di lenticchie da respingere al mittente. La Chiesa non può abdicare alla sua missione, nessuno pensi di allettarla con promesse o ricattarla con minacce perché non intervenga o taccia”.
D’accordo magari don Sciortino non rappresenterà tutta la Chiesa italiana, però è certo che il mondo cattolico con questa storia poco chiara, e con l’intenzione dichiarata del premier di non dare spiegazioni, un po’ di mal di pancia lo sta sviluppando. Certo c’è anche chi, come Daniela Santanché, leader del Movimento per l’Italia, dichiara che “Famiglia Cristiana rappresenta solo un gruppetto eversivo all’interno della Chiesa, Berlusconi non si deve preoccupare”.
Ma il premier, forse, qualche scrupolo se lo dovrebbe fare. Soprattutto se la questione va avanti in questo modo, con nuove feste sotto inchiesta, scoop, foto, dichiarazioni in continua moltiplicazione.
Ora, una persona può avere una qualsiasi opinione sui preti, sulla religione, sull’ingerenza del Vaticano nella vita politica, e non solo, italiana. Ma i fatti sono fatti. E se un fronte politico fino a poco tempo fa si proponeva come interprete e portatore della fede cattolica, oggi non dovrebbe lamentarsi se, dopo prove più o meno evidenti di comportamenti poco consoni alla dottrina religiosa, la Chiesa decide di aprir bocca.
Il vero problema della Chiesa, però, è che la bocca alla fine la apre troppo poco. Perché parlare contro il mondo politico di destra che ha sempre assicurato, o cercato di assicurare, una certa protezione alla Chiesa (con leggi che potessero non danneggiarla), significa inevitabilmente rischiare di perdere qualcuno che li protegga.
A volte però ci sono preti che hanno il coraggio di dire quello che pensano. Uno di questi è don Paolo Farinella, prete della diocesi di Genova che ha inviato una lettera al suo vescovo e cardinale Angelo Bagnasco. Nella lettera il parroco si dice colpito per il quasi fastidio con cui il vescovo ha non trattato “la questione morale che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del Consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, calunnia come lotta politica”.
Il prete si chiede come mai i vescovi non hanno “detto una parola inequivocabile su un uomo che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale” e come mai lo stesso innocuo linguaggio è stato “usato con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica.”
Ma lì forse la Chiesa era occupata a pensare ad altro, ai Dico ad esempio, piuttosto che a salvare vite umane. Le domande di questo prete comune sono quelle che si fa la gente con un po’ di sale in zucca: perché la Chiesa difende un uomo immorale che predica valori cattolici e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per non vedere il tempo che passa? Perché la vita di un rifugiato politico deve valere meno di quella vegetale di Eluana Englaro, per cui il Parlamento era disposto a fare le ore piccole pur di approvare una legge? Perché continuare questa farsa, nascondendosi dietro a un dito?
Forse la Chiesa continuerà a far finta di nulla. Forse spera che il caldo estivo faccia dimenticare tutto ai suoi fedeli. Forse si augura che l’autunno arrivi presto, magari con leggi che possano favorirla. Ma se l’appello non può essere fatto a chi nella Chiesa comanda, si può sperare che i cattolici, quelli veri, aprano gli occhi e rivendichino come don Farinella il diritto ad avere un’Italia migliore e un capo del Governo che sappia fare il suo mestiere.