Quando a sinistra si usa il metodo Boffo

par Fabio Della Pergola
lunedì 30 dicembre 2013

Non c’è altra definizione per parlare dello schifo che il Fatto Quotidiano ha mandato in stampa nei giorni scorsi pur di attaccare l’Unità, un giornale (di sinistra) concorrente.

La cosa, in fondo, non può stupire se ci si ricordasse ogni tanto che Marco Travaglio, che oggi fa il vicedirettore del Fatto e che è stato assunto a icona pop del giornalismo d’attacco antiberlusconiano, è in realtà un signore dagli antefatti che di sinistra hanno poco o niente.

A forza di frequentare gli ambienti berlusconiani - sia pure per contestarli, sia chiaro - alla fine deve averne assorbito, lui o chi gli sta vicino o magari chi tira le fila da dietro - l’idea di considerare legittima la prassi diffamatoria.

Partiamo dai fatti del Fatto. Titolo: “L’ombra di Valter Lavitola sull’Unità: nuovi soci, incroci pericolosi“. A firma di un certo Marco Lillo che si vanta di fare "giornalismo investigativo".

Contenuto: un intreccio di acquisti e cessioni di quote all’interno di una società - la Partecipazioni editoriali integrate srl - che detiene il 14% scarso dell’azionariato della NIE, l’editrice dell’Unità. In poche parole una quota di minoranza che non ha alcuna possibilità di influire sulla linea del quotidiano.

Ma “l’ombra di Lavitola” - l’intrallazzatore ricattatore sotto inchiesta per un numero imprecisato di reati legati alle trame maleodoranti che accompagnano Berlusconi ovunque vada (in questo caso a Panama) - l’ombra di Lavitola, dicevamo, si proietterebbe sul quotidiano fondato da Gramsci.

Avrebbe cioè, se le parole hanno un senso, possibilità e capacità di offuscare minacciosamente il lavoro e la linea politica dei giornalisti e del nuovo direttore Landò. O, peggio, di inquinare pesantemente i nuovi assetti proprietari emersi dal faticoso processo di ricapitalizzazione che ha visto l’imprenditore Matteo Fago prendere il posto che una volta era stato di Renato Soru.

E proprio Fago risponde oggi sulle pagine de l’Unità: “Caro Direttore del Fatto Quotidiano... nell’articolo riportate delle percentuali di partecipazione degli azionisti della Nie spa che sono TUTTE errate. Ciò mi stupisce non poco perché sono dati pubblici facilmente desumibili da una visura camerale e qualche semplice operazione di aritmetica elementare. Scrivete che Monteverdi ha il 17% (sbagliato), Fago il 30% (sbagliato), Mian ossia Gunther il 25,9% (sbagliato), Soped il 2,5% (sbagliato), Chiara srl 1,5% (sbagliato). Poi ci deve essere anche qualche problema tra chi fa i titoli in prima pagina e chi nelle pagine interne perché in prima dite che la Pei ha il 14% (corretto) ma poi all’interno dite che ha il 20% (sbagliato). Sorprendente per un giornale che si chiama il Fatto”.

I dati corretti sono noti “Matteo Fago 51,06%, Gunther reform holding 18,18%, Partecipazioni editoriali integrate srl 13,98%, Monteverdi srl 12,36%, Soped 1,75%, Renato Soru 1,56%, Chiara srl 1,10%, Eventi Italia srl 0,01%”.

Facile intuire che con il 51% Fago, e non altri - non la Partecipazioni editoriali integrate né tantomeno il fantasma di Lavitola - ha il pieno controllo della NIE.

All’interno della Partecipazioni editoriali integrate srl sono avvenuti i cambiamenti societari a cui il Fatto allude. E l’ad dell’Unità, Fabrizio Meli, lo sottolinea nel suo comunicato “La modifica societaria riguarda quindi esclusivamente Pei, che non è nemmeno rappresentata nel Cda”.

Lasciandosi poi andare a qualche frecciatina criticando pesantemente l'operazione "giornalistica" del Fatto: "Operazione tanto più odiosa in quanto portata avanti da quanti con ruoli diversi, direttore, vicedirettore, editorialisti vari e manager, hanno lavorato per anni proprio per l'Unità, percependo stipendi assai elevati e lasciando deficit altrettanto elevati e questo quando i tanto dal Fatto stesso oggi vituperati contributi pubblici erano pari al doppio di quelli attuali". Beccati questa.

Come se non bastasse nella Chiara srl, sorpresa, ci troviamo quote di proprietà di Antonio Padellaro e Furio Colombo. Si potrebbe forse insinuare, applicando il metodo infamatorio del Fatto, che l’ombra di Lavitola si stende cupa anche su di loro?

Insomma Il Fatto non sa riportare i fatti, anche quando sono facili da reperire e da appuntarsi. Ma sa infangare, nel più puro stile sallustiano. Il metodo Boffo: infanga, infanga, infanga qualcosa resterà.

Una prassi che definire “da fasci” è poco.

 


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