Quando San Francesco incontrĂ² il sultano...

par joesax
lunedì 28 settembre 2009

Quando S.Francesco incontrò il Sultano, al-Malik al-Kamil, nel 1219, nei pressi di Damietta in Egitto, non avrebbe mai potuto immaginare che a distanza di 790 anni, membri delle Famiglie Reali degli Emirati Arabi Uniti e Sceicchi avrebbero corso a cavallo, in una gara di endurance, su strade, sentieri e viottoli del territorio della sua Assisi.

Non dovremmo stupirci di questo. La Storia esige che i fatti straordinari abbiano un seguito perchè i simboli ed i valori in essi racchiusi continuino ad ispirare ed illuminare gli uomini, nel loro difficile compito di migliorare se stessi e la realtà in cui si trovano immersi.

Ma, andiamo con ordine. Nel momento più cruciale della Quinta Crociata, bandita dal Concilio Lateranense, Francesco decide di partire con un gruppo di dodici compagni, tra cui Frà Illuminato, per il campo dei Crociati, attendati nei pressi di Damietta, in Egitto. E’ fermamente intenzionato ad incontrare il Sultano d’Egitto, il capo dell’esercito musulmano, l’avversario che i Crociati devono combattere e vincere per entrare in possesso dei Luoghi Santi.

Nel campo dei crociati, secondo la cronaca di Tommaso da Celano, Francesco predica contro il ricorso alle armi ed alla guerra e sostiene la necessità di procedere a trattative di pace con il nemico.

La sua azione suscita le ire del delegato pontificio Pelagio Galvan, che non può comunque impedire a Francesco di andare nel campo avversario per incontrare il Sultano. Francesco e Frà Illuminato attraversano quindi il campo crociato tra sberleffi, ingiurie, scherni, calci e botte.

I Saraceni, vedendoli arrivare, gli vanno incontro e li conducono alla presenza del Sultano.I cronisti dell’epoca scrivono che il Sultano si chiamava al-Malik al-Kamil. Nipote del famoso Saladino, era chiamato “Il Sovrano perfetto”. Alla sua corte amava disputare con i dotti di grammatica e giurisprudenza, egli stesso era un poeta di cui ci sono stati tramandati alcuni versi. Fondò al Cairo una scuola per le scienze delle tradizioni. Famoso per la gentilezza ed il contegno austero, ottimo amministratore, controllava di persona la lista delle imposte. Contrario agli inutili spargimenti di sangue, aveva più volte offerto ai Crociati trattative di pace, da essi sdegnosamente rifiutate.

L’incontro di Francesco con questo sovrano aperto, colto, illuminato fu straordinario. Il Sultano volle che Francesco restasse suo ospite per diversi giorni , per ascoltarlo, dialogare con lui, approfondendo temi religiosi con l’aiuto di teologi e saggi musulmani. Tra i due nacque un’amicizia che durò tutta la vita. Al momento della partenza, il Sultano ricolmò Francesco di doni, tra i quali il corno di avorio ed argento conservato nella Basilica del Santo ad Assisi.

In un tempo in cui un musulmano non si poteva concepire se non come nemico, empio, diabolico, il mite ed umile Francesco, contrario alla guerra e sopratutto ad una guerra come la Crociata, condotta in nome della fede, dimostra che un uomo inerme riesce dove un esercito non riuscirà con le armi (in Egitto infatti i Crociati subirono una disastrosa sconfitta).

L’incontro e l’amicizia nata tra Francesco e al-Mailk al-Kamil, sono da allora diventati segno e simbolo della possibilità per gli uomini di comprendersi e superare contrasti e difficoltà, per quanto profondi e gravi essi siano, senza ricorrere alla violenza, all’uso della forza e delle armi.

Questi due uomini di fede diversa, di diversa origine e cultura, di diverso linguaggio, di usi e costumi diversi, testimoniano che oltre tutte le diversità c’è sempre un terreno comune, ci sono sempre territori inesplorati, spirituali e materiali, in cui avventurarsi insieme per il desiderio della ricerca, per l’interesse a scoprire realtà che possano contribuire ad un reciproco arricchimento.

Infiniti sono gli spazi della pace, infinite le distese dell’amicizia, rispetto ai luoghi ristretti ed angusti in cui la diffidenza e l’odio chiudono gli uomini nel gioco al massacro della reciproca distruzione.

Il filo di quell’amicizia, stretta da Francesco ed il Sultano a Damietta, ritrovato nella matassa intricata della storia, oggi riannoda il rapporto tra Occidente ed Oriente con la presenza di Re e Califfi ad Assisi. Lo spazio in cui la pace e l’amicizia chiamano uomini di diversa nazionalità, religione e cultura, ad incontrarsi, è dunque la valle di Assisi, nella quale sono stati individuati i percorsi per una gara di velocità e resistenza per cavalli e cavalieri.

Qualcuno può obiettare che senza l’amore per il cavallo e per le gare di endurance da parte degli arabi e da parte di europei ed assisani, non ci sarebbe stato incontro e la possibilità di rievocare la straordinaria testimonianza di Francesco ed al- Malik al-Kamil. Fatto incontrovertibile. Ma io vi chiedo : “Perchè ad Assisi?".


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