Quali sono le colpe di De Magistris?

par StrozzateciTutti
sabato 25 giugno 2011

 

È stata la sua prima sconfitta. Luigi de Magistris, l’ex pm eletto da qualche settimana sindaco di Napoli, è stato costretto a rimangiarsi la sua promessa di ripulire la città dai rifiuti in soli 5 giorni. In effetti, pensare di risolvere in meno di una settimana quello che è un disastro ambientale che, ciclicamente, si ripropone da quasi vent’ anni appare una grossa ingenuità. Eppure l’ex pm di Catanzaro era convinto di poter realizzare questa impresa.

Per questo nella sua squadra di governo ha arruolato Tommaso Sodano, profondo conoscitore della questione rifiuti e ha affidato la presidenza dell’Asìa, la municipalizzata incaricata della raccolta, a un altro ‘esperto di monnezza’ come Raphael Rossi, promotore della raccolta differenziata nella provincia di Torino. A completare gli esperti al servizio della nuova giunta comunale anche Raffaele Del Giudice nome noto alle cronache napoletane per le sue battaglie in difesa dell’ambiente.

Una squadra che, dalle credenziali, sembrava imbattibile ma che, purtroppo, si è arenata dinanzi alla vastità del fenomeno e, soprattutto, agli enormi interessi che vi girano intorno.

Senza ombra di dubbio fondamentale, è stato il mancato intervento da parte del governo centrale che, a causa della pressioni subite dalla Lega Nord (ormai indispensabile al prosieguo della legislatura) non ha emesso il decreto che permetteva il conferimento dei rifiuti già ‘stoccati’ in altre regioni italiane.

Difficile non domandarsi se la mancata approvazione del decreto (dato per certo in caso di elezione a sindaco del candidato PDLGianni Lettieri) non sia l’attuazione de ‘i napoletani si pentiranno’, frase pronunciata dal premier nel commentare la sconfitta elettorale subita da De Magistris.

Ad ogni modo, qualunque siano le ragioni, la decisione del Governo ha ‘ingolfato’ il regolare flusso dei rifiuti nella provincia di Napoli. I siti di conferimento già presenti, infatti, sono al collasso.

La soluzione, anche questa data per certa in caso di vittoria del centrodestra, sarebbe stata quella di individuare nuove aree di trasferenza per permettere lo ‘stoccaggio’ dei rifiuti. Tuttavia, l’impegno preso dal presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro (PDL) di provvedere a trovare i siti idonei si è concretizzato solo nei giorni scorsi nonostante l’accordo fosse stato stipulato più di un mese fa.

In aggiunta, la scelta dei siti, in particolar modo quelli di Acerra Caivano, è stata subito osteggiata dalle amministrazioni locali che hanno emesso ordinanze che bloccano gli sversamenti.

Questo cosa significa? Che gli autocompattatori, una volta raccolti i rifiuti, si trasformano in enormi cassonetti perché impossibilitati a ‘scaricare’ nei siti previsti, mettendoli, di fatto, fuori gioco.

Normale quindi che le strade di Napoli e provincia trabocchino di rifiuti. A rendere più esplosiva la situazione è la diatriba scoppiata tra l’Asia, la muncipalizzata che si occupa della raccolta, e la Lavajet, azienda vincitrice dell’appalto per la gestione dei rifiuti in alcuni quartieri di Napoli.

Nei giorni scorsi, infatti, alcuni dipendenti di quest’ultima hanno inscenato una manifestazione sotto Palazzo San Giacomo per reclamare il pagamento degli stipendi. Secondo i responsabili della Lavajet, l’Asia sarebbe creditrice nei loro confronti di circa due milioni di euro quale compenso per l’attività svolta negli scorsi mesi.

Ai malumori dei dipendenti della Lavajet si sono, poi, uniti quelli della popolazione che, esasperata dalla situazione, ha dato vita a forme di protesta non sempre pacifiche. Nella zona dei Quartieri Spagnoli, ad esempio, i camion della raccolta rifiuti sono stati costretti a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine per evitare possibili ‘rappresaglie’.

Un ruolo cruciale nelle proteste, secondo gli investigatori, sarebbe stato svolto da alcuni gruppi di ‘disoccupati organizzati’ per ottenere benefici dalla crescente emergenza. Si tratta per lo più di storici iscritti ai progetti di formazione lavoro che sperano di ottenere, attraverso l’esasperazione degli animi, un posto di lavoro nel settore dello smaltimento rifiuti.

Dulcis in fundo, la minaccia segnalata dagli inquirenti di un possibile tentativo da parte della criminalità organizzata, sempre attenta a sfruttare le situazioni di caos, di inserirsi nella gestione della raccolta rifiuti attraverso il controllo, diretto o indiretto, di quelle cooperative sociali che potrebbero essere chiamate in causa per dare man forte nella gestione dell’emergenza.

De Magistris ha peccato d’ingenuità, ma è l’unica colpa che realmente gli può essere attribuita. I veri responsabili di questo ennesimo scempio devono essere cercati altrove.


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