Quale causa della crisi economica italiana? La risposta dell’economia

par Antonio Scarato
giovedì 4 agosto 2011

''Abbiamo fondamentali economici solidi, le nostre banche sono liquide, solvibili e hanno superato agevolmente gli stress test'', così giorno 3 agosto ha aperto il dibattito in aula il Presidente del Consiglio Berlusconi, intervenuto, quasi di urgenza, alla Camera e al Senato dopo le continue chiusure negative della Piazza d'Affari di Milano. Un intervento che se da una parte ha sorpreso, dall'altra sembra aver deluso chi, come i milioni di cittadini ridotti all'osso, si aspettavano una sorta di compromesso politico al fine di superare una crisi fiscale e da fiducia, Ma, alla domanda su cosa stia succedendo realmente per il nostro paese, forse qualunque politico darebbe una risposta distorta da quello che viene chiamato consenso politico, o meglio paura delle urne. Abbiamo pertanto cercato una risposta dall'economia, in particolare dal Prof. Marco Mele della Luspio di Roma per cercare di capire questa nuova crisi

Cosa sta accadendo Professore?

Iniziamo subito con il chiarire la situazione attuale, ossia la crisi fiscale.

Quando un qualsiasi stato accumula un ingente livello di debito, ossia l’Italia, gli investitori, sia nazionali che non, cominciano a temere sull’insostenibilità dello stesso. In altre parole che lo Stato non riuscirà a restituire non solo gli interessi ma anche il capitale generando perciò avanzi di bilancio in futuro (cioè un gettito fiscale superiore alla spesa pubblica). Cosa si fa allora in questo caso? Semplicissimo. Si chiedono tassi di interesse maggiori per acquistare nuovo debito pubblico, poiché vogliono essere compensati per il rischio di insolvenza. Ciò in realtà però tende ad aggravare il pericolo di insolvenza, perché appesantisce ancor di più i conti pubblici. Alla fine, diciamoci la verità, arriverà il momento in cui non esisterà alcun tasso di interesse capace di compensare lo Stato del rischio di insolvenza: si smette, pertanto, di sottoscrivere il debito pubblico.

Quanto finora detto è quella che comunemente si chiama crisi fiscale. Come risolverla? L’economia insegna due strade: o la ristrutturazione del debito (Argentina per capirci), o la monetizzazione dello stesso. La seconda opzione, tuttavia, comporta l’acquisto del debito da parte della banca centrale. Tutt’oggi, con una moneta unica, non risulta possibile una tale opzione e comunque si genererebbe un effetto inflazionistico con conseguente deprezzamento del tasso di cambio.

La prima opzione invece è altamente rischiosa e impopolare. Infatti prima di giungere ad una ristrutturazione del debito si cerca per il possibile di rifinanziarlo.

Per quanto concerne l’Italia, i problemi, secondo me, sono due: mancata crescita del PIL e mancanza di fiducia da parte degli investitori.

Ma gli speculatori possono o meno decidere la politica di un paese? Richiamo la frase di Alfano.

Beh… non è che gli speculatori stanno lavorando per causare una crisi di Governo. A mio avviso lanciano segnali sulla necessità di una riforma fiscale ed economica del Paese Italia. Le parti sociali, politiche e finanziarie, a mio avviso, devono superare la paura del consenso politico (ovviamente la maggioranza) e cercare di applicare le giuste riforme, per quanto risulteranno impopolari ed austeri.

Pertanto penso che non sia il caso di parlare di elezioni anticipate, non farebbero altro che portare ancora spese inutili sui bilanci italiani.


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