Qualcuno era comunista. Io no

par Riciard
sabato 10 gennaio 2009

Un episodio, a caso, il primo che mi viene in mente: liceo, anni dell’adolescenza, aula magna piena, gremita, un rappresentante di istituto ottimo oratore, dal fondo, parla, sarà occupazione, e in diversi sfoggiano magliette con Che Guevara, mentre altri intonano qualche canzone di Guccini.

Ancora: primi giorni di università, ho venti anni, quelli dei circoli leninisti di lettere non mi si schiodano mai di dosso, è un continuo propagandare e cercare di fare adepti, hanno tutti la barba, tutti lo stesso look, distribuiscono gli stessi volantini da non so quanti anni e anche quest’anno proveranno ad occupare la facoltà per farsi due canne e roba del genere.


In Italia non si può essere di sinistra.

In Italia non è mai stato pensato realmente un filone socialista, un pensiero diverso dalle comuni, dall’annullamento della proprietà privata.

O sei comunista o sei di destra.

Se sei incerto puoi anche essere cattocomunista, qualche anno fa andava di moda.

Per l’ennesima volta mi ritrovo a dover spiegare la mia posizione, la mia idea, perchè da molto finisco sempre nel mirino di chi ama etichettarmi come "comunista". Ecco, io non sono comunista.

I perchè sono innumerevoli, ma il primo e fondamentale è che non ha alcun senso essere comunisti in senso marxista, filosofico del termine, e questo perchè addentrandosi dentro la scrupolosissima e mai sbagliata dottrina del nostro caro amico Karl, non si può fare altro che annuire in continuazione, approvare e constatare che per quanto i tempi cambino, ha ragione.

Ma non fino in fondo, non fino alla fine.


Marx vede un processo storico, una classe operaia che in un futuro dominerà, si arriverà al governo della classe operaia, alla sua "dittatura". Il problema è che lo stesso caro amico si scorda di teorizzare cosa significhi questa forma di governo, causando, tra l’altro, noti problemi di applicazione a destra e a manca. A destra, magari no, ma in Russia o in Cina sicuramente.

Quindi, innanzitutto non sono comunista perchè non esiste una vera definizione o sbocco della teoria, è un ragionamento perfetto senza tesi, senza risultato, e le applicazioni storiche certo non sono molto condivisibili.


Molto meglio, allora, pensare ai giacobini, alla rivoluzione francese o alla Comune di Parigi. Giacobino mi sta più a pennello, mi piace di più.

Anche perchè credo, come un altro caro amico di nome Robespierre, che effettivamente la democrazia, se partecipativa, sia una forza dirompente e sia la maggiore delle rivoluzioni che l’uomo politico e sociale possa sognare. La democrazia è il governo più ampio che il popolo possa ottenere, senza dittature e fregature di una classe sull’altra (che porterebbe inevitabilmente a un continuo ribaltamento dei ruoli e rivoluzioni).

Peccato che l’uomo, in genere, ammesso che non si parli della Francia e di pochi altri lidi felici, non se ne accorga.


Quindi non comunista, vi prego. Giacobino, democratico, liberalsocialista o socialista semmai.

Va bene anche solo un "di sinistra".

Ci sono da dire altre cose, a scanso di equivoci. Innanzitutto il termine "comunista" in Italia significa molto altro che ciò che la dottrina marxista ha proposto. Ha significato per Togliatti essere coesi nella resistenza per arrivare alla democrazia (paradossale ma è così). Ha significato per molti degli anni sessanta e settanta essere di sinistra in mancanza di un vero partito socialista che fosse tale senza fare inciuci con la DC. Ha significato poi dopo, dopo mani pulite e tutto il resto, l’unica immagine rimanente della sinistra italiana.

Tutto questo, comunque, non giustifica questo merchandising folle delle immagini di Che Guevara, questo zozzo connubio di luoghi comuni Gucciniani, questo orribile "hai la kefia, sei di sinistra" oppure "sei di sinistra, allora hai la barba".

Basta.

Riprendetevi ciò che è vostro, e in prima cosa il cervello.

Premete ancora una volta il tasto ON e provate a ripercorrere, a informarvi, interessarvi, i luoghi comuni uccidono l’uomo.

Anche quello comunista.


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