Qualcuno di voi sa come sta Sing Natve, l’indiano bruciato vivo a Nettuno?

par Riciard
venerdì 13 marzo 2009

Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

E’ l’art. 25 della Dichiarazione Universale dei diritti umani. Inizia con la parola "OGNI", seguita da "individuo". L’Italia è un altro posto, non compreso in questa dichiarazione, al di fuori di un qualsiasi schema di volenterosa operosità politica. Basta guardare il nostro paese per capire quanto di ipocrita ci sia in quella dichiarazione; voglio dire, ottimi intenti, nessun fatto, anzi. L’Italia è un paese razzista. Dove i vigili urbani talvolta chiudono nel bagagliaio un venditore ambulante. E’ successo a Termoli, anno scorso.



L’Italia è il paese dove Abdul Guibre, di soli diciannove anni, è stato ucciso a sprangate da due commercianti. Sospettato di furto, aveva preso un pacchetto di biscotti, lo ricorderete.



L’Italia è il paese dove Emmanuel Bonsu Foster, colpevole di essere Ghanese, viene chiamato "scimmia" e "negro", picchiato in auto e al comando dalla polizia municipale.



L’Italia è lo stesso medesimo posto dove il 10 ottobre dello scorso anno una ragazza di sedici anni, marocchina, è stata aggredita perchè sedeva su di un posto in autobus non suo, in quanto "non italiana". (vedi stranieri in Italia) In Italia basta essere italiani, ma di origine egiziana, per essere accolti, scesi dall’autobus, al grido di "Uccidilo questo negro bastardo" (Vedi osservatorio sul razzismo) L’Italia è quel paese dove le cronache giudiziarie hanno molto successo, se si parla di sterminatori crudeli o mamme perverse con un cervello malato. Quando si parla di atti criminali di ragazzi e ragazzini italiani contro un immigrato, c’è la notizia, lo scandalo, il polverone, e poi... il nulla. Il 2 febbraio di questo stesso anno a Nettuno è stato bruciato un uomo indiano da tre ragazzi. Lo fanno perchè "Cercavamo emozioni forti per finire la serata".



E lì per lì è lo scoop, ne parlano tutti, se ne fanno trasmissioni. I giornalisti vanno a mostrare quell’uomo avvolto dalle bende, ovviamente pieno di ustioni, se potessero gli imporrebbero di rilasciare interviste dettagliate. Ma non possono per un limite già valicato di decenza. In internet se ne parla e ci sono anche gruppi di imbecilli che su Yahoo si chiedono se sia giustificabile o meno bruciare un immigrato. Chiaro, erano le tracce di un compito in classe, molto divertente, molto. E poi? Il Nulla. Provate a cercare e ricercare "Sing Natve" è "l’indiano bruciato a Nettuno", non è una persona, è un puro fatto di cronaca. Questo è razzismo. Dovrei trovare all’istante milioni di risultati in rete che mi dicono come sta, se è vivo o meno, visto che i medici, prima di sottoporlo all’operazione dicevano che aveva un 40% di possibilità di salvarsi la vita. O non era vero? Bene, io non so come ne sia uscito dall’operazione. E’ vivo, credo, visto che nessuno ne ha riparlato, la sua morte avrebbe causato un altro fiume di articoli; la sua vita, paradossalmente, no.


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