Putin su Assange: "Vi sembra democrazia?". Quando l’occidente si omologò a Cina e Russia

par Vittorio Zambardino
giovedì 9 dicembre 2010

E' una sensazione frequente nella vita: sentire l'unione macellai far conferenze sui benefici della dieta vegetariana. Vladimir Putin ci fa sapere che l'arresto di Julian Assange è una prova che la nostra democrazia è tartufesca. In realtà sarebbe meglio dire: lo stato di diritto. Ma non stiamo lì a spaccare il capello in quattro, su.

Il punto è che l'Amico ha ragione. Mi sono permesso in un primo intervento su Scene Digitali di Repubblica, di dire che la contraddizione che si apre con questo caso è tesa tra libertà d'espressione, sancita nelle costituzione e nelle common law ovunque in occidente, e la "pratica" di questi giorni.

E' stato scritto da più parti che la richiesta di estradizione verso Assange è infondata e contrasta duramente con la costituzione americana, con tutta la disciplina del free speech. Il reato, semmai, lo ha commesso chi ha messo nelle mani del fondatore di Wikileaks quei documenti. Infatti Bradley Manning è già in galera.


Se anche Julian Assange dovesse finire in prigione negli Stati Uniti, sarebbe - scusate l'enfasi - una sconfitta per le democrazie liberali e per l'occidente. Ma noi che viviamo di internet questo film dell'orrore lo avevamo già visto. Lo vediamo da una decina d'anni: lo vediamo nella metodica pratica, che vola basso sotto i radar della costituzionalità e della legalità formale, che introduce anche da noi i filtri DNS (non parlo della sola Italia!), i controlli nei contenuti delle comunicazioni per scovare il downlodatore selvaggio, la pratica delle intercettazioni silenti su cui si basa la quotidianità delle nostre polizie. E nelle campagne di terrorismo mediatico sulla "pedopornografia", come se Avetrana e Yara fossero una questione Facebook.

Sì, sì, sono paranoico e complottistico e filo Chomskiano: ma se l'unità d'Italia l'avesse fatta il regno di Napoli, potrei dire nella mia lingua madre: io so a me. Cioè: so di cosa parlo, I know what I mean.

E allora, assisteremo a questa ultima resa all'omologazione dei nostri governi con la Cina e la smooth dictatorship russa? Non c'è proprio niente da fare? La colonizzazione delle teste è andata così in profondità che un avvocato è riuscito, sul suo blog, a prevedere inquisizioni di giustizia per chi dovesse, in Italia, fare il mirroring dei contenuti di Wikileaks.

E invece bisogna farlo, il mirroring e quel poco di guerriglia civile che si può fare. Come bisogna insistere perché in Italia tutti i procedimenti, le spese, le decisioni del potere siano messi in una vetrina di trasparenza. Nel paese in cui nemmeno un certificato di residenza è possibile fare sul sito del tuo comune, è come chiedere diamanti per chi non ha pane. Ma bisogna non cedere. Non è una faccenda italiana, di arretratezza spot di un paese. E' un momento del passaggio di civiltà ed è importante come avviene, la modalità del passaggio. Ho passato la mia gioventù a guardare film dove il cattivo era nazista o veniva da dietro la cortina di ferro. Mi avete convinto. Voltaire e Tocqueville contro l'Amico Putin. Non arrendiamoci.


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