Prova di eutanasia di un partito. La scelta sbagliata di Bersani sul Quirinale

par Pietro Orsatti
giovedì 18 aprile 2013

Poche parole, anche perché di più non servono. Ieri sera il Pd, per voce del “giovine” Fassina ci ha annunciato la sua decisione di procedere a staccare la spina al partito. E al centro sinistra. Con la candidatura di Marini al Quirinale il partito si è definitivamente spaccato, e non sono solo i renziani ormai a considerarsi in libera uscita. Vendola ha preso giustamente le distanze. Grillo ha recuperato in un’unica giornata quel milione di voti che aveva perso in queste settimane con lo spettacolo miserevole che aveva offerto agli italiani. Non ci farà molto, ma alla “rivoluzione” poco importa.

L’unico che ha vinto è Berlusconi. Perché quale che sia il risultato finale dell’elezione del presidente della Repubblica il suo avversario naturale si è sottoposto a un suicidio assistito.

Il Pd da ieri sera è finito. Ripeto, quale che sia il risultato finale.

Anche se domani, alla quarta votazione, il Pd aderisse o promuovesse altri nomi (Rodotà o Prodi) la breve storia del Partito Democratico e della sua natura dicotomica si è chiusa ieri. Come si è probabilmente chiusa la carriera politica di Pierluigi Bersani. In un momento come quello che sta vivendo oggi il paese il Pd si è incastrato nelle proprie paure. Nelle paure di essere sinistra (come ha ragione Barca) e non un oggetto ibrido. Nella paura di vincere. Nella paura di andare a confrontarsi con gli elettori grillini. Nella paura di avere un progetto forte di cambiamento del paese. Nella paura di vincere.

Nessuna scelta come quella del paludatissimo ex sindacalista e ex democristiano Marini poteva avere effetti simbolicamente e sostanzialmente così disastrosi.

Ripeto. L’unico che ha vinto è Berlusconi. Ha perso l’idea di cambiamento per l’Italia.

***

Piccola nota a margine tutta per il M5S

Ritengo, e con me penso milioni di italiani, la folle conduzione politica di questi mesi (e anni) causa di una crisi morale e culturale di dimensioni catastrofiche. Tatticismi biechi, insulti, veti, arroganza, ignoranza, semplificazioni, balle, bufale, strumentalizzazioni, cannibalizzazione dei movimenti, strategie interne degne del peggior squadrismo. Ne abbiamo viste di ogni colore. Poi a conclusione di questa storia l’uscita tardiva della candidatura di Rodotà e di una mano tesa per un possibile poi a Bersani. Dopo l’umiliazione di quella diretta streaming? Dopo anni di insulti e minacce? Certo, Bersani poteva cogliere il segnale, ma dopo il manganello e olio di ricino “virtuale” di questi mesi non ha avuto il coraggio di fidarsi. E la principale responsabilità è dell’interlocutore: il M5S.

Se ne assumano (personalmente e davanti agli italiani) tutte le responsabilità di quello che è avvenuto e avverrà.

E si ricordino, i grillini tronfi del loro misero risultato conquistato sulla pelle del paese, che gli anticorpi dell’antifascismo sono una delle poche cose sopravvissute a vent’anni di berlusconismo.


Leggi l'articolo completo e i commenti