Prostituzione in Italia. Facciamo finta che non ci sia…

par Francesco Rossolini
giovedì 5 febbraio 2009

 

La risposta italiana alla prostituzione è fingere che non esista. Ora che uno Stato democratico non trovi niente di meglio da dire o da fare dinanzi a un fenomeno millenario come la prostituzione è francamente desolante.

Credo sia il momento di affrontare seriamente la questione, continuare ad affermare che “La prostituzione non dovrebbe essere e pertanto non ce ne occupiamo” è illusorio e inaccettabile.

Per trattare questo annoso fenomeno può essere utile partire da alcuni punti fermi:

 

Ora pur essendo il tema molto delicato, credo che sia inammissibile continuare a fingere che la prostituzione non esista e non regolamentarla. È il momento che divenga un’attività legale per coloro che l’abbiano scelta, espletabile al chiuso e nelle opportune condizioni igienico sanitarie. Le prostituite devono pagare regolarmente le tasse in modo da essere tutelate come qualsiasi altro lavoratore e in modo da ricevere una normale pensione al momento opportuno.

 

Ciò, credo, sia necessario per sanare una situazione attualmente inaccettabile e vergognosa. Non è più ammissibile che per le nostre strade ci siano in vendita giovani schiave, spesso anche minorenni, costrette a una vita che non hanno scelto.

 

Una volta normalizzata la prostituzione volontaria dovrebbero inasprirsi i controlli e le punizioni per gli sfruttatori e per eventuali clienti che dovessero continuare a frequentare prostitute non “regolari”.  

 

Nessuna giovane deve essere costretta a vendere il proprio corpo per imposizione, lo Stato d’Italia non può ammettere un tale abuso.

Che la prostituzione sia un’attività legale, volontaria e tutelata come qualsiasi altra attività. Fingere che non esista e consentire il perpetrarsi dello scempio attuale è un atto d’inciviltà.


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