Prosciugati a morte, le verità sul debito pubblico italiano

par Phastidio
giovedì 3 novembre 2011

Non sappiamo come finirà il G-20 di Cannes, né abbiamo conferme di crescenti pressioni internazionali su Berlusconi affinché si faccia da parte e tolga il tappo della mortale sfiducia nei confronti dell’Italia che sembra avere ormai avvinto i mercati finanziari.

Ecco, i mercati finanziari: è curioso che, a sinistra, ci si entusiasmi per il catastrofico referendum greco, considerandolo la rivincita della democrazia stuprata dalla finanza e poi si sbandierino con entusiasmo i crescenti livelli di spread, manco fossero altrettante medaglie al valore della lotta di liberazione. Ma questo non stupisce, trattandosi della sinistra più imbelle del mondo occidentale, la stessa che nei giorni pari esalta la Bce e le sue missive ed in quelli dispari grida al golpe tecnocratico. Ma c’è soprattutto un’altra considerazione da fare.

Oggi Deutsche Bank, in una nota del proprio strategist Jim Reid, ha riferito che la Bce sarebbe rimasto l’ultimo compratore di carta sovrana italiana realmente attivo sul mercato. Non abbiamo riscontro ma la cosa non ci stupirebbe. Questa è la classica discesa agli inferi delle crisi di debito sovrano già vista nel caso di Grecia, Irlanda e Portogallo.

I compratori svaniscono, sia sul mercato primario che su quello secondario; la Bce decide di intervenire su quest’ultimo, non avendo autorità per farlo sul primario; iniziano le raccomandazioni all’austerità qui-ora-subito; la congiuntura si avvita, e si aprono nuovi buchi di bilancio; i compratori si diradano, mettendo pressione a rendimenti e spread; le banche commerciali diventano sempre più dipendenti dalla Bce per il loro funding; alla fine di questa sequenza, l’intero mercato dei titoli sovrani è completamente disfunzionale (o meglio, non funzionante) e la Bce, non avendo alcun mandato per inchiodare i tassi ad un livello predeterminato, finisce col comprare senza un perché, e soprattutto senza che ciò eviti una deriva rialzista dei rendimenti che alla fine rende il paese insolvente. Ebbene, l’Italia è nel pieno di questo percorso mortale.

A ciò va aggiunto che gli investitori internazionali potrebbero essersi convinti che non vale più la pena di coprire il rischio-Italia comprando protezione tramite i credit default swap, perché alla fine i cds verranno disattivati come accaduto nel caso greco (vedasi questo eccellente articolo divulgativo di Morya Longo del Sole). E quindi, che fanno gli investitori che posseggono titoli di stato italiani, non potendo più coprirsi dal rischio mantenendo la posizione? Liquidano la posizione medesima e, se non trovano compratori, rompono i prezzi al ribasso. Ditelo ai politici che berciano “morte ai cds”, mi raccomando.

Che implica, tutto ciò? Semplice: che quando l’avversione al rischio aumenta, i compratori spariscono, i flussi di mercato divengono unidirezionali e si giunge rapidamente alla profezia che si autoavvera: un paese solvibile, perché con avanzo primario, diventa progressivamente insolvente causa impennata dei costi di funding. Una cosa da tener presente, anche riguardo al ruolo di prestatore di ultima istanza che la Bce non ha e che dovrebbe avere.

E questo con buona pace dei somari (accademici e non) che da due anni vi dicono che l’Italia è sicura perché ha elevata ricchezza privata e che il nostro debito è posseduto in larga parte da residenti. Non è mai stato vero, peraltro. Quando i compratori (di chiunque si tratti) scompaiono, tutto crolla. Se scompare la liquidità, l’orologio della morte comincia a ticchettare. E ne avete da ribellarvi contro il mercato cinico e baro, ma non vi servirà a nulla. In questi giorni potremmo aver scoperto che nel sistema globale non esiste più capienza per contenere il debito italiano, nelle sue dimensioni attuali.

Per questo serve una banca centrale a garanzia del sistema, mentre risaniamo; non è possibile uscirne solo con le strette fiscali, che sono per definizione self-defeating, in assenza di un accomodamento monetario. Per quanto si possano imporre fantasiose patrimoniali ed espropriare la popolazione (e neppure abbiamo cominciato, sappiatelo), lo stock di debito da rinnovare supera le nostre fantasie. Se c’è sfiducia sul paese, niente compratori. Niente compratori, rendimenti in rialzo. Rendimenti in rialzo, insolvenza. E ora possiamo tornare a parlare dell’articolo 18.

 

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