Proibire l’aborto e ringraziare Putin: l’etica nazista delle "spose sottomesse" di Costanza Miriano

par Fabio Della Pergola
martedì 17 dicembre 2013

La timidamente leziosa Costanza Miriano, autrice di quel Sposati e sii sottomessa di cui ho già parlato, ha gettato la maschera della leziosità che la faceva sembrare la tipica casalinga delle pubblicità anni ’50, e si è confrontata con quella specie di iene mediatiche de La Zanzara.

 
Nell'intervista, pressata dal solito insopportabilmente aggressivo Cruciani, alla fine è stata costretta a rivelarsi per quella che in effetti è: una fautrice dell’obbligo a partorire per ogni donna e una convinta sostenitrice dell'alterazione della natura umana, forse genetica, degli omosessuali.
 

Intendiamoci, sapevamo bene che essendo una cattolica convinta e praticante, sarebbe stata sempre contro l’aborto, ma qui la convinzione (paradossale) che la vita umana inizi con la fecondazione assurge ai livelli devastanti di una sorta di fanatismo giuridico: ogni donna incinta deve essere costretta a partorire, secondo la nostra gentildonna,anche se preferisce la più morbida versione del "siamo noi ad essere costretti ad accogliere la vita del nascituro". La sostanza è che “va eliminata la possibilità di abortire” eliminando la legge sull'aborto.

Senza rendersi conto che eliminare la legge sull’aborto non significa affatto eliminare la possibilità di abortire, ma solo costringere le donne che vogliono farlo a rivolgersi al mondo sommerso e pericoloso (oltre che costoso) degli aborti clandestini.

(Malignità fra parentesi: l'aumento esponenziale dell'obiezione di coscienza fra i ginecologi dipende davvero, senz'ombra di dubbio, da legittime perplessità etiche o qualcuno si è fatto nel frattempo due conti su quanto potrebbero rendere gli aborti nel sottobosco dell'illegalità?)

Ma la verità di non poter affatto impedire gli aborti, ma solo di renderli illegali, è forse un ragionamento un po' troppo complicato per la perfetta sposa sottomessa. A lei basta sparare le sue convinzioni di politicamente corretto da sacrestia e il suo bel mondo da Barbie de noantri risplenderà di perfezione come la cucina degli spot pubblicitari.

Non le viene in mente, inoltre, di valutare la possibilità che una cellula fecondata non ha niente della "persona umana" che è, per definizione, essere umano completo di realtà fisica e realtà mentale, conscia e inconscia. Ma che la realtà mentale non è espressione di una semplice cellula, così come non lo è di un fegato, ad esempio. Cioè che pretende che esista, completamente formato e funzionante, almeno l’organo preposto a “produrre” psiche, il cervello.

Niente cervello, di sicuro niente psiche; niente psiche, niente vita umana; niente vita umana, niente persona. Al più, come è ovvio, una prospettiva potenziale di sviluppo biologico che porterà, se tutto va bene, alla nascita, quando quel sistema nervoso e cerebrale ormai giunto a completa maturazione biologica, sarà attivato dalla luce esterna permettendo alla mente di iniziare a funzionare. Come dimostrano sempre più chiaramente le evidenze sperimentali che confermano la geniale intuizione dello psichiatra Massimo Fagioli agli inizi degli anni '70.

L'attivazione della realtà psichica alla nascita fa la "persona umana" anche se ogni Papa, compreso il finto rivoluzionario attuale, continua a sostenere che anche lo zigote sarebbe “persona umana”.

Facendo così passare l’idea nefasta che ogni donna che abortisce è un’assassina e non, semplicemente, una che, per motivi suoi, interrompe un processo di sviluppo cellulare interno al suo corpo.

Questo aspetto orribile delle “spose sottomesse” - sottomesse alla cultura dei papi più ancora che ai legittimi mariti - rivela quanto poi esse siano in realtà delle autoritarie amazzoni che prima eliminano per legge la possibilità per le coppie che lo vogliono di ricorrere alla fecondazione eterologa (cui peraltro era ricorsa la loro immagine femminile d’adozione, quella Maria di Nazaret che concepì un figlio certamente non dal legittimo marito), poi si affannano a pretendere che partoriscano anche le donne che non vogliono farlo, salvo poi suggerire di dare i figli, partoriti controvoglia, in adozione a chi se li prende (quindi magari a quelle stesse donne che non hanno potuto procreare per le stesse leggi di cui sopra). E se nessuno se li prende, peggio per loro. Eugenia Roccella (ad esempio) docet.

Insomma un guazzabuglio di apprendiste stregone che saranno forse sottomesse ai mariti, ma che i mariti di sicuro non riescono a tirar fuori dai letti degli altri dove queste signore si ritengono in diritto di cacciare il naso in continuazione, pur mantenendo la voce sommessa e l'espressione delicata come si conviene.

Altre lenzuola sotto le quali va a sbirciare sono quelle delle coppie gay sulle quali la signora ha da dire la sua: “Noi ci curiamo tanto della mozzarella che sia dop, ma l’uomo e la donna dop sono un maschio ed una femmina che generano una vita”.

Ergo un uomo e una donna - gay o etero che siano - che decidono di non generare non sono secondo la signora maschi e femmine a denominazione di origine certificata. Chissà cosa sono allora. Alieni? Animali? Piante? Organismi geneticamente modificati?

Certo, è così, “...gli altri sono geneticamente modificati - ci illumina dal suo pulpito radiofonico - perché “il progetto naturale sull’essere umano è che un maschio e una femmina generino una vita”. Né più né meno come gli animali. L’uomo deve montare e fecondare e la donna deve farsi montare e farsi fecondare. Come le vacche da riproduzione.

O come più elegantemente scriveva Italo Calvino

Mettere al mondo un figlio ha un senso solo se questo figlio è voluto, coscientemente e liberamente dai due genitori. Se no è un atto animalesco e criminoso. Un essere umano diventa tale non per il casuale verificarsi di certe condizioni biologiche, ma per un atto di volontà e d’amore da parte degli altri. Se no l’umanità diventa - come in larga parte già è - una stalla di conigli (Lettere 1940-1985).

In sostanza tutto ciò che non rientra nella logica procreativa è, secondo la signora, de-genere. Non essendo consonante al progetto naturale sull’essere umano, si colloca evidentemente fuori dal genere umano. Mi pare di averla già sentita questa storia.

Forse quando ho letto quel passo in cui si afferma che "si tratta di un fatto che la donna sia fisicamente in grado di procreare per un periodo medio di 30 anni. Considerando che la donna può generare soltanto una volta ogni due anni questo significa mettere al mondo quindici figli come minimo. Qualsiasi cifra inferiore a questa va considerata come la conseguenza di cause non naturali o patologiche". Sono parole del fondatore dell'igiene razziale, Fritz Lenz.

Cara signora Miriano non è “naturale” - o è addirittura patologico - fare solo tre o quattro figli come lei. Ce ne vogliono almeno quindici per rispettare il “progetto naturale”. Provveda o dovremmo ritenerla "donna non dop" né più né meno dei gay, suo malgrado.

Ancora un passo e arriveremo a condividere quello che, nel 1939, sosteneva il professor Wagner, direttore della clinica femminile del prestigioso ospedale della Charité di Berlino e direttore della rivista Archiv für Gynäkologie: "lo stock nazionale di ovaie rappresenta una risorsa nazionale dello Stato tedesco" ed invitava lo Stato a tutelare per legge questo "stock nazionale".

E’ un’idea, forse un po’ reazionaria, ma coerente. In fondo se, come disse Hitler nel 1939, "il campo di battaglia della donna era la casa", arrivando a decorare le madri pluripare - non siamo lontani dalle teorizzazioni della nostra “sposa sottomessa”.

Ma la signora non dice di apprezzare la genetica nazista, ammira piuttosto (probabilmente) il Papa e (certamente) Vladimir Putin con le sue leggi discriminatorie. E chissà se c’è davvero una differenza.


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