Progresso senza controllo: quando la logica del risparmio aggrava i cittadini

par massimiliano bertorelli
mercoledì 16 novembre 2011

La questione che le Aziende pubbliche (una parte, non tutte) si accollino l’onere delle coperture assicurative dei propri dipendenti (quelli su cui gravano particolari responsabilità) è già stato strisciante aspetto di ciò che potrei definire “risparmio compulsivo”.

Neanche a dirlo, a conferma di un “incerto” clima aziendale, si può leggere di strutture sanitarie, Ospedali ed Asl, i cui conti in rosso non sembrano più permetterlo: i dirigenti potranno, volendo, assicurarsi a proprio carico dai rischi amministrativi connessi alle individue funzioni.

La questione può apparire inidonea ad elevarsi a rango di notizia, se intaccasse i diritti dei soli dipendenti (pur sempre cittadini); ma diventa giustamente di interesse, anche per la notizia di cronaca, quando a farne le spese sono i pazienti (la controparte cittadina), in caso di eventuali danni loro arrecati come utenti.

La questione ne pone un’altra: considerare - anche in una eventualità remota - tipologie civiche distinte: da un parte i lavoratori e dall’altra gli utenti; applicare una logica separatista, una categorizzazione demagogica e sociale, proprio in un momento difficile come questo, pare contradditorio, distopico, controproducente nel dare sostanza alla solidità civica e sociale necessaria ad affrontare la congiuntura. Anticipo una possibile contestazione popolare: i dirigenti pubblici, colpevoli di azioni malfatte, debbono essere puniti, non protetti e/o sgravati da oneri.

La storia, anche quella quotidiana, pare ripetersi continuamente, pur in differenti contesti, e non ci consente di discernere una circostanza dall’altra, una persona dall’altra. Come se non si stesse parlando, in realtà, della stessa cosa: la pochezza delle risorse, soprattutto il fatto che nella logica del risparmio venga gravata sempre e comunque la categoria, unica, del cittadino, qualunque sia la funzione che nel tempo essa rivesta nel contesto sociale.

Nonostante i ripetuti solleciti, suggerimenti alla coesione sociale, che accogliamo convinti e partecipi, l’umano è indocile e distratto dalle altrui necessità, attratto solo dalla proprie. La solidarietà e condivisione rafforza socialmente e civicamente. Al contrario la “tesi dell’auto-realizzazione” ci porta lontano, ma fuori rotta. Ritrovarci sarà un problema: ci sentiamo pronti per un destino solitario, nel siderale caos cittadino?


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