Processo Mediaset: golpe giudiziario? No, "tutto nella norma"

par WilNonleggerlo
mercoledì 10 luglio 2013

"Vogliono piazzale Loreto". "Siamo vicini al golpe egiziano". "Blocchiamo le Camere!". "Dimettiamoci in massa!". "Velocità record solo per il Cavaliere". "Vogliono ammazzare Silvio!". "Questo è un golpe alla libertà, un golpe a Silvio Berlusconi", sbraitano i vertici Pdl. 

La decisione della Cassazione di anticipare la sentenza Mediaset al 30 luglio per evitare la prescrizione di una delle due frodi non è andata giù a falchi e pitonesse, ed in queste ore stanno scatenando l'inferno.

Ma sul Sole 24 Ore di oggi Donatella Stasio ci spiega che tutto è stato fatto "nella norma".

La legge è uguale per tutti, e lo è anche la prassi seguita dalla Cassazione per i processi prossimi alla prescrizione. Non poteva fare eccezione, quindi, il processo Mediaset a Silvio Berlusconi (condannato per frode fiscale a 4 anni di carcere e a 5 di interdizione dai pubblici uffici), visto che il 1° agosto scatterà la prescrizione di una delle due frodi consumate dall'ex premier.
Legge e prassi prevedono che, in questi casi di «urgenza», i termini per fissare l'udienza possano essere ridotti fino a un terzo (20 giorni invece di 30) e che, se si è a ridosso della sospensione estiva, il processo venga trattato ugualmente.
Pertanto, in base a una legge del '69 e all'articolo 169 del Codice di procedura penale nonché alle direttive annualmente impartite dal primo presidente della Cassazione, il processo Mediaset è stato fissato il 30 luglio davanti alla Sezione feriale (presidente Antonio Esposito, giudice relatore Amedeo Franco) e la difesa è stata avvisata della riduzione dei termini. Così si arriverà al verdetto prima che scatti la prescrizione, sia pure solo per una delle due frodi. Fermo restando che se la Cassazione dovesse annullare la condanna con rinvio alla Corte d'appello, sarà quest'ultima a verificare anche l'eventuale avvenuta prescrizione (sia pure parziale).
Tutto nella norma, insomma, sebbene il Pdl gridi alla «cospirazione» e all'«aberrazione».
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