Primarie del Pd. I sondaggi che non lo erano

par YouTrend
venerdì 20 settembre 2013

Con l’avvicinarsi del congresso Pd, e delle primarie per il segretario che dovrebbero svolgersi il 24 novembre, iniziano a circolare i primi sondaggi sul prossimo leader del principale partito del centrosinistra. Il problema è che ci dicono molto poco, sulle primarie del Pd.

Vediamo, in ordine, le due rilevazioni più recenti finora disponibili, cioè quelle pubbliche, anche se, come è noto, esistono almeno altrettante indagini riservate svolte per conto dei candidati e dunque non divulgate.

Un sondaggio ISPO (l’istituto di Renato Mannheimer) svolto fra il 9 e il 10 settembre propone questi risultati:

In sostanza, presso l’elettorato "certo" del Pd Matteo Renzi godrebbe di un sostegno bulgaro, pari all’80%, seguito da Pippo Civati al 3%, dall’europarlamentare Gianni Pittella al 2% e da Gianni Cuperlo all’1% (il 5% risponde ‘nessuno di questi’, il 9% è indeciso).

Allargando lo sguardo all’elettorato "potenziale" del Pd (si suppone cioè chi dice di prendere in considerazione il voto al Pd), Renzi scende al 58%Civati cresce al 4%Pittella resta al 2% e Cuperlo addirittura scivola a quota 0.

Altri dati recenti sono quelli che provengono dalla ricerca di IPR per il TG3, dello scorso 2 settembre.

Ai soli elettori PD viene rivolta questa domanda:

Nei prossimi mesi si terranno le elezioni primarie per eleggere il nuovo segretario del Partito Democratico. Se dovesse votare oggi, Lei quale di questi potenziali candidati alla carica di segretario del Partito Democratico voterebbe?

I risultati sono in parte diversi da quelli di ISPO, ma Renzi è sempre altissimo (78%), seguito da GiannivCuperlo (14%), Pippo Civati (5%) e infine Gianni Pittella (3%).

Insomma, qual è il problema di questi sondaggi? Che in realtà ci dicono molto poco su come andranno le prossime primarie.

Per almeno due motivi di metodo:

1) Il campione globale è di 803 casi (ISPO) e 969 casi (IPR). Tuttavia – essendo il Pd dato intorno al 29%, ed essendo gli elettori Pd un sottoinsieme degli elettori nel loro complesso – possiamo ipotizzare che gli intervistati che si sono detti elettori del Pd, e a cui è stato quindi domandato il leader preferito, siano soltanto circa 230 (ISPO) e 270 (IPR).

D’accordo, questa assunzione non è necessariamente corretta, perché nei sondaggi politici si fa ampio uso delle cosiddette "ponderazioni", cioè si "ripesano" le singole interviste per rendere l’insieme del campione rappresentativo secondo alcuni parametri come la distribuzione dell’età, il titolo di studio o l’area geografica. L’obiezione che potrebbe derivarne è che in realtà il numero di persone che si dichiarano del Pd, e che rispondono dunque alla domanda sul segretario preferito, potrebbero essere più di 230 e 270 (300? 350?); tuttavia, seguendo lo stesso ragionamento, potrebbero essere anche meno di 270 e 230 (200? 150?).

In sostanza, con un sotto-campione di queste dimensioni il margine d’errore statistico risulta molto alto (intorno al +/- 6,5%).

2) Questi due sondaggi non sono sondaggi su chi si dice intenzionato a partecipare alle primarie. È una domanda, rivolta nel corso di un’intervista sulle intenzioni di voto, e riservata a chi si è dichiarato elettore, "certo" (IPR) o sia "certo" sia "potenziale" (ISPO), del Pd.

Per questo motivo, i numeri che leggiamo non si riferiscono ai potenziali elettori delle primarie di novembre, ma a un generico insieme di elettori del Pd. Il che espone le rilevazioni ad alcune criticità:

Per poter disporre di dati attendibili e metodologicamente accurati sul prossimo segretario del Pd occorrerebbe realizzare sondaggi rivolti solo a chi si dice intenzionato ad andare a votare alle primarie. Certo, non si sarebbe al riparo da altre insidie di metodo (l’universo di riferimento delle primarie è volatile e varia di volta in volta), ma almeno si intervisterebbe il campione "corretto", cioè quello di cui ci interessa sondare l’opinione.

Insomma, è interessante anche conoscere l’orientamento in generale dell’elettorato Pd, ma fino a un certo punto, se quello che vogliamo sapere è come andrà a finire il Congresso. Le rilevazioni riservate commissionate dai candidati, non a caso, si svolgono proprio sull’elettorato potenziale delle primarie, e non su un generico insieme di sostenitori del Pd: il problema è che costano molto (intercettare per telefono solo persone che si dichiarano potenziali elettori delle primarie vuol dire dover fare molte più chiamate rispetto a quelle necessarie per un sondaggio "normale"). Ed è questa una delle ragioni per cui i loro risultati non li vedrete sui giornali o in tv.

Foto: AlbertoGhione/Flickr


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