Primarie PD: la litigiosità è nel dna di questa sinistra!

par LIBERALVOX SocialNetwork
giovedì 24 settembre 2009

Adesso litigano pure tra di loro! Quando nel PD si perde di vista il “bersaglio-che-unisce”, il “collante-che-cementa", Silvio Berlusconi, per l’appunto, allora la litigiosità, il rancore, il livore, la rissa e l’astio politico ed umano che caratterizzano la sinistra di oggi - ancora in cerca di una "propria" identità e di un "vero" leader, dai tempi della caduta del muro di Berlino - cambiano repentinamente e con estrema naturalezza la mira e l’alzo punta dritto al cuore del partito, trasformandosi in “lotta intestina”.

Il dibattito congressuale nel PD si addentra su terreni scivolosi, che rischiano di far slittare il confronto nella rissa: a lanciare il sasso sono stati Ignazio Marino, che ha parlato di brogli nei congressi in Calabria, e anche Dario Franceschini, che ha chiesto a Pier Luigi Bersani una maggiore sobrietà nell’uso dei soldi per la campagna in vista delle primarie.

Il comitato Bersani ha replicato accusando Franceschini
di volerla «buttare in caciara» per il nervosismo a causa dei primi risultati dei congressi dei circoli. Ad aprire le polemiche ci ha pensato Marino, che ha riferito di gravi irregolarità in alcuni circoli della Calabria, uno dei feudi di esponenti dalemiani, dove si sta imponendo Bersani e dove avrebbero votato più persone degli iscritti. Marino ha parlato di un «bubbone» da estirpare. Anche Franceschini ha definito «sconcertanti» questi episodi. La commissione di Garanzia regionale è subito intervenuta con verifiche, accertando (con voto all’unanimità) la regolarità del voto a Catanzaro, l’irregolarità in diversi circoli in provincia di Vibo Valentia, e preannunciando di voler accogliere il ricorso del comitato Franceschini per Reggio Calabria, se esso sarà non generico ma circostanziato.

La falla è stata dunque arginata subito, ma si presta alla polemica.Il segretario uscente, in una lettera agli altri due candidati, ha preso spunto dalla campagna di affissioni a pagamento di Bersani, per chiedere un «codice di autoregolamentazione» che eviti la pubblicità a pagamento. Questo per ragioni di sobrietà di fronte alla crisi economica, e perchè i militanti si sono lamentati che i soldi non vengano utilizzati invece in campagne contro il governo.

Bersani ha replicato a muso duro
, con il suo comitato che ha ricordato che il Codice di autoregolamentazione c’è già. Ma il punto è proprio questo. In effetti la commissione di Garanzia ha stabilito, il 21 luglio scorso, un tetto di spesa di 250.000 euro per ciascun candidato, quindi le parole di Franceschini alluderebbero a uno sforamento del tetto da parte di Bersani. Anche se non lo si vuole dire apertamente, al comitato Franceschini sono in molti ad essere convinti che ciò sia avvenuto. Le parole del segretario sarebbero un primo segnale per dimostrare che l’attenzione su questo punto è alta, e che non si transigerà.


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