Presidenziali egiziane: la scure del Comitato elettorale
par Enrico Campofreda
lunedì 23 aprile 2012
Magari notizie a posteriori sveleranno che il Comitato elettorale egiziano ha ordito un complotto per favorire qualcuno o ha agito sotto la spinta di poteri forti ma attualmente non possiamo fare altro che registrare i fatti. E quel che accade al Cairo a un mese dal voto è una progressiva eliminazione di candidati alla presidenza. Tutti con buone chances.
Le ultime tre esclusioni sancite da una macchina valutativa che oscilla come il pendolo di Allan Poe riguardano nomi pesanti. Il candidato leader della Fratellanza Musulmana Al-Shater eliminato per le passate condanne di “fondamentalismo”, il salafita Ismail accusato di avere una madre con doppia nazionalità, quella americana acquisita di recente. L’ex capo dell’Intelligence Suleiman rifiutato per la vicinanza ai risvolti più lugubri del regime mubarakiano.
Certo viene il sospetto che se un gioco pilotato c’è stato è costituito proprio dall’uso dell’uomo dei Servizi, personaggio impresentabile al pari del vecchio raìs, la cui inattesa entrata nell’agone elettorale per il rotto della cuffia rappresentava di per sé una provocazione. Esprimeva il totale diniego del desiderio di cambiamento e sarebbe risultata indigesta ai pur tanti laicisti che contestano la continuità col regime. L’esclusione di Suleiman può bellamente bilanciare quelle dei due leader islamici che avrebbero potuto infuocare gli animi dei propri sostenitori. Messa così ciascuna bocciatura appare giustificata da un equilibrio che, pur forzato, sembra non escludere colpi verso chicchessia. In queste ore pare che la scure s’abbatterà anche su Shafiq, perché è stato ministro di Mubarak per un decennio.
L’efficiente struttura organizzativa della Fratellanza Musulmana è parsa capace di superare gli sgambetti più o meno pilotati del destino proprio grazie alla seconda candidatura presentata, quella di Mohamed Mursi (nella foto), uno dei capi del Partito della Libertà e Giustizia. Mossa criticata da alcuni commentatori che invece si rivela efficace. Parecchi analisti scuotono tuttora la testa sulla convenienza di puntare anche su questa carica sia perché smentisce una promessa fatta dal movimento di non correre per la presidenza della Repubblica, sia perché un eventuale nuovo successo darebbe al partito di maggioranza tutte le rappresentanze del nuovo Egitto.
E molto pragmaticamente nella prima conferenza pubblica Mursi ha sottolineato l’urgenza dei problemi economici nazionali. Magari partendo da tematiche al contempo minute e populistiche come traffico, inquinamento e igiene delle città, a cominciare da quella capitale. Ma sono questioni che interessano tutti al di là del censo e della fede. Sono sentite dalla gente e con esse dovranno misurarsi anche i candidati più accreditati alla presidenza. Che dopo la cura della mannaia restano il laico Moussa e l’islamista “eretico” Abol Fotouh.