Preselezione per preside, una prova da invalidare

par Giuseppe Iaconis
martedì 18 ottobre 2011

Se lo scopo della recente prova preselettiva del discusso concorso per dirigente scolastico (svoltasi il 12 ottobre) era quello di selezionare i più validi candidati al ruolo di capo d'istituto si può affermare, senza paura di essere smentiti, che l’obiettivo è stato clamorosamente mancato.

La metodologia di selezione della classe dirigente voluta dal ministro Gelmini, nella migliore delle ipotesi, consentirà alla scuola italiana di disporre, nel prossimo futuro, di una schiera di “presidi baciati dalla fortuna”, piuttosto che di dirigenti con un solida preparazione psico-pedagogica, tecnico-organizzativa e, soprattutto, dotati di quelle qualità intellettuali e morali indispensabili per dirigere efficacemente un’istituzione in cui, oltre ai ragionieri, ai geometri e ai tecnici dell’industria, si formano pure le coscienze.

Alle difficoltà derivanti dal fatto che bisognava rispondere a 100 quesiti in 100 minuti, cercandosi le domande all’interno di un librone di circa 500 pagine che di quesiti ne conteneva quasi 6.000, si sono aggiunte quelle connesse all’obbligo di riportare la risposta considerata corretta su un foglio a lettura ottica, annerendo un cerchietto, con penna biro di colore nero, senza fuoriuscire da quest’ultimo. Per compiere queste due semplici operazioni necessitavano mediamente 40 secondi: 30 per cercare il quesito all’interno del grande libro e 10 per annerire il pallino di risposta sulla stringa a lettura ottica. Sì, è proprio così, per leggere una domanda e le quattro possibili risposte, spesso molto lunghe, rimanevano soltanto 20 secondi. Ecco allora che in tantissimi, svolti i primi 50/60 quesiti, a causa dell’assottigliarsi del tempo a disposizione, sono stati costretti ad accantonare l’odioso librone e a recitare “Ambarabà ciccì coccò…” per individuare tra A, B, C e D quale fosse il pallino da annerire. E come se non bastassero le difficoltà descritte, i quesiti errati e quelli incomprensibili, si è pensato di rendere la vita ancor più dura ai candidati predisponendo un volume contenente le domande in orizzontale e con una rilegatura strampalata che, in molti casi, impediva la lettura dei primissimi righi di domanda e di risposta: occorreva “squartare” il librone con forza per poter scorgere il testo sottostante. Inoltre, le pagine di quest’ultimo, in carta riciclata molto ruvida, risultavano difficilmente sfogliabili: individuare il quesito era veramente un’impresa.

A questo punto sorgono spontanei una serie di interrogativi che probabilmente non troveranno risposta. Come mai non si è optato per una somministrazione telematica dei quesiti? Se si considera che i candidati, prima che potessero svolgere la prova, sono stati “sequestrati” dalle otto del mattino sino a mezzogiorno c’era tutto il tempo per poterli sottoporre, a gruppi di 50/100 alla volta, a verifica computerizzata con esisto just in time. Perché si è confezionato il librone in orizzontale piuttosto che in verticale impedendo un’agevole lettura di molti quesiti? Come mai lo si è prodotto in carta riciclata di pessima qualità, determinando una notevole dilatazione dei tempi di ricerca dei quesiti? E soprattutto come mai in molte istituzioni scolastiche, specie in Calabria, tra il momento in cui sono stati distribuiti i fogli contenenti i numeri delle 100 domande sorteggiate e il momento di inizio della prova sono trascorsi circa 50/60 minuti?

Si tratta, evidentemente, di una procedura di selezione che va messa in discussione ab imis, poiché non permette di raggiungere lo scopo per il quale è stata concepita: individuare la classe dirigente del futuro, alla quale spetta il difficile compito di favorire la crescita culturale e morale della società e, quindi, traghettare finalmente il paese fuori dalla crisi economica e dal decadimento sociale e politico in cui da troppo tempo siamo costretti a vivere.


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