Presa Diretta e la distruzione settore agricolo in Italia: pilotata?

par Massimo Icolaro
lunedì 10 ottobre 2011

Ieri sera il programma "Presa diretta" ha trattato il tema della difficile se non impossibile vita dell'agricoltore nel nostro Paese.

Abbiamo visto che l'Agea (l'ente governativo che cura i contributi agricoli dell'UE) è stato commissariato per "irregolarità" venute fuori con controlli incrociati per quanto riguarda le quote latte.

In effetti è venuto fuori da questo programma che esistevano aziende ove c'erano agricoltori che sulla carta possedevano decine di migliaia di capi di bestiame, mentre in effetti avevano 4-5 mucche, addirittura, sempre il programma diceva, che c'erano vacche che producevano latte alla veneranda età di 83 anni e che la differenza che i capi reali erano oltre 300 mila in meno di quelli sulla carta, e poneva il tema inquietante di chi avesse intascato i relativi contributi di questo bestiame "fantasma".

Quello che non si è capito è chi beneficiasse di questa differenza, e quindi percepisse i contributi.

In conseguenza di questo l'Italia ha sforato (sulla carta) le quote latte facendo pagare agli allevatori, molti dei quali hanno viste sequestrate e messe all'aste le proprietà, milioni di euro, inoltre abbiamo perso decine di migliaia di posti di lavoro, distruggendo l'economia di centinaia e centinaia di famiglie che vivono di questo.

Come al solito nessuno pagherà per questa situazione che si è sicuramente e trasversalmente protratta sotto i vari governi, un'altra cosa che rammarica è che un argomento così grave, è stato trattato pchissimo o affatto dai media. 

Altro tema scottante è quello di quanto poco vengono remunerati i prodotti agricoli, inducendo così il cosiddetto lavoro nero, poiché i coltivatori non possono permettersi di mettere in regola i lavoratori e pagarli a tariffa, altrimenti l'alternativa sarebbe di chiudere le attività per gli alti costi che, altrimenti, dovrebbero sostenere.

E' interessante che seguendo la filiera da meno di 10 centesimi a kg, i pomodori lavorati arrivano a costare 3-4 euro kg aggiungendo valore per 300 o 400 volte e più il costo iniziale, chi si arricchisce? L'industria conserviera? La grande distribuzione?.

Lo stesso dicasi per il grano duro uno degli ingredienti principe della nella produzione di pasta, fiore all'occhiello del nostro export, per assurdo i nostri maccheroni debbono essere prodotti con grano che arriva addirittura dai nostri antipodi dopo 48 giorni di navigazione, durante i quali c'è un'alta probabilità che delle muffe si sviluppino producendo le aflatossine dichiarate cancerogene.

Il grano duro migliore si produce dove è nato e cioè in Italia e precisamente nel meridione, col nostro clima e per la poca distanza dagli stabilimenti è praticamente impossibile che si sviluppino le citate muffe.

Non lo si può produrre perché il prezzo a quintale è lo stesso di 30 anni fa e cioè 15 euro a quintale, mentre la pasta più economica non la si trova a meno di 50 centesimi a kg. che fanno circa 50 euro a quintale, moltiplicando per oltre 3 volte il costo iniziale, va da se che venga importato grano duro dall'estero e che la superfice incolta del nostro paese è diventata pari a quella del Veneto.

Siamo dei fantocci che dobbiamo essere manovrati contro i nostri stessi interessi di cittadini ed esseri umani?

Se accertate le responsabilità, chi pagherà per tutto questo? Chi determinerà il valore della distruzione del settore agricolo in Italia ?

Non è difficile indovinare, la risposta a questa domanda, a mio parere...

Come si può continuare ad incidere sulle vite di tanta gente parassitizzandole di fatto per mero opportunismo, riducendole in povertà dopo che, con anni di sacrifici di più generazioni, si sono creati delle realtà attive e solide.


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