Premio Oscar per i bilanci delle ONLUS

par crespi enrico
lunedì 13 dicembre 2010

Società di auditing, certificazioni di qualità e anche Oscar dei bilanci per le ONLUS nostrane. Non basterebbe un po’ di trasparenza in più per lavorare seriamente a favore dei beneficiari?

 

Certo che se ne sentono di tutti i colori fra le ONLUS e ONG italiane. Prima è partita la moda delle società di revisioni esterne ed ecco molte associazioni a spendere soldi per chiedere una dichiarazione da sventolare ai donatori di una delle 5 sorelle dell’auditing: KPMG (scandali Worldcom, Xeros, Telecom, UNICEF Germania), Deloitte (Parmalat, Nortel); Price Waterhouse (Montedison, AIG), Ernst & Young (Lemhan Brothers), Standard & Poors (Parmalat). Tanto per citare qualche scandalo finanziario sulle quali vigilavano.

Per le aziende private è obbligatorio come le tasse ma per le ONLUS è solo un modo per fare un po’ di fumo. L’utilità per entrambi è nulla se non qualche consiglio su come aggiustare i bilanci e non incorrere in guai.

Poi siamo passati alla Certificazioni ISO (qui i costi salgono fino a 30.000-50.000 euro l’anno), per certificare, rintracciare, ricevute scritte in nepalese, hindi, emesse da benzinai del Mali o del Congo. Anche qui i privati non possono sfuggire, ma alle ONLUS a cosa serve certificare un ufficio in Burkina Faso dove procedure, strumenti, metodi di lavoro non possono ragionevolmente essere assimilati a quelli europei? Infine l’Oscar di Bilancio (qua servirebbe la voce di Fantozzi). Anche qui necessitano un po’ di soldi (teoricamente donati per bambini\progetti) e sponsorizzare un evento.

Ci sono società che fanno anche questo, fra le altre cose, come la FERPI (Federazioni Relazioni Pubbliche Italiane) che, in genere s’occupa di “promuovere iniziative che elevino e approfondiscano sul piano professionale la conoscenza del ruolo delle attività di relazioni pubbliche in Italia”, cioè fanno corsi di formazione, studi e altre iniziative dirette a migliorare il marketing delle aziende. Infatti nel Comitato Direttivo siedono i responsabili della comunicazione di ENEL, Enac, di Vodafone, di Coca Cola, ENI e di qualche Banca, che, giustamente, sponsorizzano la società.

Cosa c'entrino le relazioni pubbliche e il marketing con i bilanci delle ONLUS e relativi OSCAR non si capisce, se non leggendo una dichiarazione della giuria: “per aver dimostrato con il suo bilancio di volere e sapere comunicare non solamente i risultati economici. I numeri non sono tutto”. Affermazione che può suonare un po’ bislacca dato l’argomento anche se siamo in un paese in cui con i bilanci si fa di tutto, compreso fasciare le verdure.

Poi, però, la giuria qualche numerino sembra tenerlo in considerazione, del resto se 2+2 fa 3 anche degli esperti comunicatori non possono farlo sembrare 4. Infatti fra i partecipanti\sponsor c’era anche Centro Cooperazione Sviluppo (CCS Italia ONLUS) con gli ultimi tre bilanci in perdita che nessuno ha avuto il coraggio di premiare.

Ma oltre i casi limite, vi è qualche utilità per le ONLUS\ONG nel rincorrere diplomi di carta come questo? E che capacità ha una società come il FERPI (bravissima nel settore della formazione dei comunicatori aziendali) di valutare qualità ed efficacia delle attività di una associazione no-profit? Che senso ha, in questo settore, badare più all’immagine che alla sostanza delle cose che si fanno a favore dei beneficiari? Domande che lasciamo ai donatori, magari un po’ stanchi di tante puttanate.


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