Pozzuoli: una gita da tragedia
par Antonella Policastrese
mercoledì 31 luglio 2013
Chi lo avrebbe mai detto, che una gita su un normalissimo bus sarebbe stata la tomba di 38 persone, finite in una scarpata.
La povera gente vive di poco, si accontenta di niente ed ha pure la forza di nutrire nel petto la speranza di giorni migliori. Intanto fanno rete tra di loro e da poveri si organizzano per trascorrere giorni all'insegna della spensieratezza, magari andando in un santuario e pregare i santi d'assisterli in questa continua lotta con la vita. Una vita che, in questo specifico caso, termina quando quel bus con cedimenti strutturali finisce la sua folle corsa sotto un viadotto, portandosi dietro sorrisi, gioie e tristezze di chi continuamente si trova a fare i conti con un quotidiano diventato difficile.
Già la povera gente, quella che per spostarsi non ha mezzi super veloci o non va a farsi la vacanza in qualche meta esotica, ma rimane nei paraggi spostandosi lungo strade poco sicure o su mezzi rimediati per l'occasione che sono serviti tante volte per il trasporto di gente, ma che questa volta si sono rivelati strumenti di morte, capaci di portarsi in un attimo via tante vite. Ed è in questi momenti, difronte un dramma ineluttabile, che cominci a chiederti quanto sia giusto che ci siano autostrade poco sicure, se le persone comuni devono ricorrere a mezzi fatiscenti per spostarsi, se la vita umana abbia ancora un valore da paese civile.
È stato proclamato il lutto, ma se invece di tanti messaggi di cordoglio si cominciasse a discutere di cosa stia realmente succedendo in quest'Italia ormai allo sbando, forse tali sciagure non sarebbero considerate come normalità. A Trebisacce un rumeno ubriaco che guidava un tir è andato a finire su un autobus uccidendo una donna ed un bambino, in Spagna un treno sparato a folle velocità ha fatto 79 morti ed ora questo, il bus di una vacanza da brivido avvenuta alle prime luci dell'alba in una calda giornata d'estate!
Sarebbe il caso di cominciare a capire che la sicurezza è una cosa seria, che l'esperienza di autisti chiamati a guidare vale qualche soldo in più e che appunto l'esperienza è il primo fattore per ridurre i rischi di tante sciagure che si potrebbero e si dovrebbero evitare.
Intanto le misere cose che rimangono in quella scarpata raccontano tutto il dolore dei famigliari che non si sarebbero certamente aspettato un simile epilogo in un giorno che li ha visti partire da vivi e li ha visti rientrare in una cassa da morto. Dolore che nessuna lacrima potrà lenire mai, che renderà difficile la vita dei superstiti bambini senza più i loro genitori o di chi ha prestato soccorso difronte a quello scempio di corpi e sangue che scorreva sulla nuda terra sotto il canalone.
Non era certo così che doveva finire, non è certo questo il senso di vite tranciate da una morte sempre in agguato, ma che non sempre ha la meglio, almeno quando le condizioni di sicurezza garantiscono la povera gente.