Portare l’Iva in detrazione? Allora è meglio eliminarla

par paolo federici
giovedì 19 gennaio 2012

Sento sempre più persone affermare: "Se anche noi potessimo detrarre l'IVA, come fanno le aziende, allora sì che chiederemmo la fattura". E allora lasciatemi fare una semplice considerazione matematica.

L'azienda "alfa" produce un mobile e lo vende al grossista a 100 euro + IVA (21). 

Fatturando 121 (100 più il 21 per cento di IVA), incassa 100 e 21 li versa allo Stato; dopo questo primo passaggio lo Stato incamera 21 euro.
 
Il grossista vende quel mobile al distributore e lo vende a 200 euro + IVA (42),
fatturando 242 (200 più il 21 per cento di IVA). Incassa 200, detrae 21 di Iva pagata al produttore e versa gli altri 21 euro allo Stato; dopo questo secondo passaggio lo Stato incamera altri 21 euro, quindi arriva ad un totale di 42.
 
Il distributore vende quel mobile al negoziante e lo vende a 300 euro + IVA (63)
fatturando 363 (300 più il 21 per cento di IVA): incassa 300, detrae 42 di Iva pagata al produttore e versa gli altri 21 euro allo Stato. Dopo questo terzo passaggio lo Stato incamera altri 21 euro, quindi arriva ad un totale di 63.
 
Il negoziante vende quel mobile al consumatore e lo vende a 500 euro + IVA (105), fatturando 605 (500 più il 21 per cento di IVA).
 
Incassa 500, detrae 63 di Iva pagata al produttore e versa gli altri 42 euro allo Stato; dopo questo secondo passaggio lo Stato incamera altri 42 euro, quindi arriva ad un totale di 105.
 
Alla fine tutta l'Iva incassata dallo Stato nei vari passaggi (105) è esattamente quella pagata dal consumatore (l'Iva infatti la paga sempre e solo il consumatore finale).
 
Se noi permettessimo al consumatore di portare l'Iva in detrazione, significherebbe che lo Stato dovrebbe rimborsare al consumatore quei 105 euro di Iva.
 
Ma allora tanto varrebbe eliminare l'Iva, perché tra versamenti e detrazioni il risultato finale, per lo Stato, sarebbe pari a zero!


Leggi l'articolo completo e i commenti