Porta a Porta: ma è sempre colpa dell’Islam?

par Susan Dabbous
martedì 22 settembre 2009

Opinione sulla puntata di Porta a Porta di ieri 21 settembre.


La caduta delle Torri gemelle, l’omicidio di una giovane ragazza marocchina per mano del padre, l’attentato costato la vita a sei militari italiani a Kabul e, infine, una legge anti Burqa in Italia
. Non è un’estrazione casuale di temi per la maturità ma gli argomenti che ieri sera si sono concatenati senza distinzione nel salotto di Vespa. Sul Banco degli imputati un unico grande colpevole: l’Islam, la religione. Categoria un po’ generica? No, non lo è affatto perché ha un volto: l’imam di Pordenone, la città dove si è consumata la tragedia della giovanissima Sanaa.  Se mescolare le carte funziona con l’Islam ei Paesi arabi, forse può funzionare anche col cristianesimo e l’Occidente. Ok, allora proviamo ad immaginare una puntata di Porta a Porta su: le Crociate, la Seconda Guerra mondiale con l’Olocausto, la strage di 90 civili afgani provocata dal bombardamento Nato due settimane fa (l’ennesimo), Anna Maria Franzoni e la legge sul testamento biologico. Argomenti che non c’entrano nulla? Non so, con “il mondo islamico” funziona. L’importante è scegliere un capro espiatorio. Così Bruno Vespa ha pescato la sua piccola vittima sacrificale da immolare sull’altare dello share: una marocchina velata di 18 anni. La incalza con domande come: “Tu vai alle feste dei compagni di classe? Potresti mai innamorarti di un ragazzo italiano? Condividi quello che ha fatto la ragazza assassinata dal padre?”. Dalle labbra della diciottenne escono proprio le parole che servono a fare incetta di telespettatori: “Non vado alle feste, non sono fidanzata e la ragazza uccisa si è comportata male”.

Ma non è tutto. Per gli amanti del lieto fine arriva l’esempio dell’arabo buono, quello rassicurante. Ecco allora il servizio sul tunisino di bell’aspetto che vive a Venezia (neanche a dirlo ristoratore). È sposato con un’italiana cattolica ed hanno figli diciamo pure “a religione mista”.  Però i conti non tornano, l’Islam non era quel monolite granitico piovuto sulla terra con l’unica missione di sopraffare ed umiliare le donne? O tutt’al più trucidare gli infedeli e condannare a morte gli apostati come Magdi Cristiano Allam? Non so forse mi è sfuggito qualcosa. Ah sì, certo, l’integrazione. Il signore che accoltella la figlia perché esce con un ragazzo italiano non è un violento malato di mente, no no, lui è un “non integrato” . Il secondo signore, il ristoratore di successo, “è un integrato”. Sullo sfondo resta l’Islam, massacrato dalla banalità della tv italiana il giorno dopo l’Eid la festa di fine di Ramadan. Peccato che anche questa volta si è persa un’occasione per rispettare un milione e mezzo di musulmani che vivono in questo Paese senza necessariamente essere né ristoratori di successo né assassini. Un milione e mezzo di persone che tutti i giorni si sveglia la mattina presto per andare al lavoro, a scuola o all’università. Un milione e mezzo di persone che probabilmente avrebbe voluto passare questi giorni di festa dopo il Ramadan senza sentirsi insultato da una melange stucchevole di stereotipi umilianti.


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