Popolo italiano: costituiamoci parte civile contro chi ha rubato denaro pubblico...

par Emilia Urso Anfuso
venerdì 5 ottobre 2012

Avete pensato mai fino in fondo agli effetti dei reiterati furti di denaro pubblico per scopi privati?

E’ una delle condizioni “principe” del sistema politico ed amministrativo italiano da tempo immemore. Si ha a portata di mano un’enormità di denaro gentilmente offerto dalla popolazione e dai oggi, dai domani, ti accorgi come sia facile appropriarsene.

Oggi che tutto si sta “svelando” agli occhi del mondo, si parla di inchieste, indagini, nomi e cognomi. Ma nessuno parla di come questi furti pesino sulla quotidianità della popolazione. Che magari poi – dopo il primo momento di “allegra” confusione, viene pure chiamato ad “altri sacrifici” a causa dei furti di denaro pubblico di cui sicuramente – è difficile pensare diversamente – tutti i componenti della solita casta sapevano.

A chi appartiene il denaro pubblico?

Al pubblico, cioè: ai cittadini.

Nel senso che, essendo denaro ottenuto attraverso le poliedriche forme di versamento da parte dei cittadini (contributi, tasse, imposte, finanziamenti ai partiti) lo stesso deve – o meglio, “dovrebbe” – poi essere utilizzato per scopi…Pubblici.

Sostegni, agevolazioni, finanziamenti. Tutto ciò che è stato invece tolto di netto. Il cosiddetto Welfare, di cui oggi ci rimane solo il costoso Ministero, o anche quelle opere a beneficio della Comunità.

Invece, il denaro pubblico notoriamente utilizzato per scopi personali – non ci vengano a dire che è storia nuova…- non basta mai. La pressione fiscale arriva a livelli insani. La popolazione viene costantemente chiamata a “contribuire” – non si sa bene più a quale scopo - e di contro la stessa popolazione non vede nulla, ma proprio nulla, in cambio di ciò che versa.

Non migliori servizi. Non sanità eccellente. Non strade manutenute. Nulla. Anzi, vede. Vede costantemente privarsi del Diritto di ottenere tutto ciò per cui gli si chiede di vivere con poca autosufficienza economica. E vede anche, l’assoluta dissolutezza con cui coloro che hanno le chiavi del grande forziere in mano, utilizzano questo enorme flusso di denaro.

Oggi che si è deciso di scoperchiare i pentoloni degli abusi sul denaro pubblico, la vera notizia e la vera domanda da porsi è: quando verrà restituito il denaro pubblico impropriamente utilizzato?

Perché non basta far saltare questo o quel personaggio. Non basta che vadano – semmai - in galera. Non basta perché la cosa fondamentale è, che chi si è indebitamente appropriato di denaro appartenente a tutta la comunità italiana, oltre a pagare penalmente per i reati eventualmente compiuti, deve poi rimettere a posto il maltolto.

E rimettendolo a posto, questo denaro deve contribuire poi a sostenere le necessità della società civile. Punto.

Qui invece, nessuno che ne parli. Rubano. Si sa. Semmai si dimettono. Forse, ma non è detto, vanno pure ai domiciliari per qualche ora. Poi, nulla di fatto. Il rubato è rubato. Volato. Usato. Goduto. Pari e patta.

Non è così che va, in una vera società civile. E se così vogliamo chiamarci noi cittadini italiani, “civili”, dobbiamo chiedere che le Leggi vigenti, la moralità, la trasparenza possano fare il loro corso esemplare.

Unirsi quindi in una grande azione mai vista prima d’oggi: costituirci parte civile contro coloro che si sono macchiati di utilizzo a scopi provati di denaro pubblico. Perché i danneggiati di tali reati, siamo noi cittadini, che di conseguenza abbiamo il diritto - sancito dal codice di procedura penale, ex art. 74 – di poter chiedere di essere risarciti dei danni subiti a causa dei furti reiterati di denaro pubblico.

Se non ora, quando?

Quando vivremo nel mondo delle cose reali e sagge da fare?

Quando possiamo pensare di assurgere nuovamente a quello stato di dignità che ci è negato perché noi rendiamo quotidianamente possibile negarcelo?

Se ciò su cui vi faccio riflettere scalfirà un poco la condizione di assoluta sconfitta per essere cittadini posti sempre nella condizione di subire tutto, avremo tutti fatto un primo ma enorme passo verso la strategia della rivoluzione sociale tanto indispensabile in un periodo storico che ci sta mostrando come tutto il male possibile sia possibile.

Farlo è un diritto, prima che un dovere.

Chiunque voglia compierlo davvero questo passo, mi contatti.


Leggi l'articolo completo e i commenti