Pomezia: sindaco a cinquestelle discrimina a sua insaputa

par Fabio Della Pergola
venerdì 23 maggio 2014

È difficile accettare la delibera del Comune di Pomezia di qualche tempo fa e di cui la stampa ha parlato in questi giorni.

 

È difficile anche pensare che possa essere stata immaginata.

Né vale l’accusa del sindaco targato Cinquestelle di sfruttare la questione per fini elettorali. Se un sindaco - già conosciuto per aver chiesto l'intervento della polizia contro dei lavoratori che avevano occupato una scuola - prende una decisione sbagliata è ovvio che i suoi detrattori la denuncino, prima o poi, anche fosse per sfruttarla a proprio vantaggio.

La cosa è molto semplice e ormai nota. Non tutte le famiglie sono in regola con il pagamento delle quote dovute per la mensa scolastica dei bambini e il sindaco grillino, Fabio Fucci, dopo aver ascoltato le famiglie, ha deciso di “tagliare” il dolce dai piatti dei bambini meno benestanti. Con un risparmio valutato attorno ai 0,4 euro a testa. Capirai.

Riepilogo per chi non avesse capito bene: i figli dei ricchi avranno la torta a merenda, i figli dei poveri no.

Saranno "liberi" di portarsela da casa oppure, come in un libro di Dickens staranno a sedere lì accanto a guardare il ricco che se la gode mentre loro, con i lucciconi agli occhi e il cuore contratto dal risentimento per l’ingiustizia subìta matureranno in sé, forse, sogni barricaderi di un nuovo, futuribile “ottobre rosso” e se ne staranno a sbavare in attesa di prendere le armi.

Fuor di metafora, credo di non aver mai sentito niente di più stupido, insensato, arrogante e violento - per quanto nascosto sotto una coperta di razionalismo da ingegnere informatico con retroterra militare quale Fucci è - di quello che il sindaco seguace di Grillo è riuscito a fare. Uno che probabilmente, fino a ieri, sollevava i cuori e i moti popolari al grido di “nessuno deve restare indietro!”, se non ricordo male gli slogan egalitaristi dei cinquestelle "di lotta".

Sì, ma senza dolce però! E chi rimane indietro sarà "libero" di rimanere indietro: siamo davvero arrivati alla dimostrazione che il "gnente" può essere di lotta, ma anche di governo.

“Il nuovo servizio di refezione scolastica consente quindi alle famiglie di scegliere. Scegliere liberamente tra due tipologie di menu con prezzi differenti. La libertà di scegliere non è discriminazione" si affretta a specificare il sindaco non arrivando a capire - evidentemente non ce la fa - che i bambini stanno lì, tutti insieme, e a uno viene dato un dolce e a quello accanto no. Davvero non riesce a capire - eppure non è così difficile - che al bambino discriminato la cosa possa provocare un senso di frustrazione doloroso?

La "libertà di scegliere" non è discriminazione, dice. Era quasi meglio quel sindaco leghista che disse “chi non paga non mangia”. Almeno quel bambino, figlio sfortunato di famiglia povera, se ne starebbe stato a casa; non a guardare il compagno sbafarsi il dolcetto.

Era ipotizzabile che Grillo ci facesse tornare ai primi del Novecento, quando i futuristi invocavano la guerra come “igiene del mondo” – il suo stile e la sua mentalità sono quelle – ma non era facile pensare che ci precipitasse in pieno Ottocento, con i figli dei ricchi borghesi in inappuntabili completini e stivaletti ai piedi, seguiti da torme di popolani vestiti di stracci e a piedi nudi, "liberi" di girare a piedi nudi, si suppone.

L’immagine che la storia di Pomezia ci porta alla mente è proprio questa.

Ed è bene forse provare a farci un po’ di ironia, per non dover ammettere di trovarci di fronte a un gesto di tragica, violenta discriminazione classista. Allo stupro di due secoli abbondanti di lotte contro le discriminazioni sociali e di politiche (almeno un po’) egualitarie.

Qualsiasi decerebrato arriverebbe a capire che, se vuoi risparmiare qualcosa, puoi tagliare il dolcetto a tutti, che - fra l’altro - sarebbe una misura di igiene alimentare raccomandata da molti nutrizionisti, ma ci vuole qualcuno con una mentalità davvero sadicamente contorta per immaginarsi i menù di prima e di seconda classe, a seconda del censo.

E perché non i servizi igienici puliti e profumati per i privilegiati e i cessi alla turca per chi non porta da casa la carta igienica?

Alle idiozie classiste della giunta laziale, si accoda poi la ministra dell'Istruzione - della "istruzione" ahimé, un ministero già duramente messo alla prova dall'indimenticabile "tunnel" della Gelmini - Stefania Giannini, che cade dalle nuvole: “Non mi sembra che ci siano discriminazioni”. Non le sembra. Chissà che cosa intende con il termine “discriminazione” allora.

Se lei è il governo e il sindaco l’opposizione, stiamo davvero freschi.

 

Foto: Leo-Seta/Flickr

 


Leggi l'articolo completo e i commenti