Poliziotti e forconi

par Fabio Della Pergola
martedì 10 dicembre 2013

Il caso dei poliziotti, carabinieri e finanzieri, schierati in servizio d’ordine alle manifestazioni dei ‘forconi’, che improvvisamente abbassano gli scudi e si tolgono i caschi in segno di solidarietà con i manifestanti è uno di quei casi che non può passare inosservato.

E’ anzi uno di quegli avvenimenti strani su cui è necessario riflettere a fondo, perché è emblematico di una convergenza politica e di interessi che potrebbe diventare molto significativa (e pericolosa) nel prossimo futuro.

Avevate mai visto prima i tutori dell’ordine solidarizzare così platealmente con gli operai o i pensionati che pure avrebbero tutti i diritti di ricevere solidarietà da chiunque?

 Non parliamo degli studenti o delle manifestazioni più nettamente politiche o sindacali in cui l’appartenenza politica degli agenti si suppone in larga misura schierata sul fronte opposto, ma di quelle azioni plateali in cui operai improvvisamente lasciati senza lavoro hanno portato in piazza la loro sacrosanta protesta. Ebbene, non si è mai visto un agente solidarizzare apertamente. Mai visto un carabiniere fare un gesto così plateale come togliersi il casco durante il servizio, se non per ordini superiori.

Ieri invece quello che si è visto in varie piazze italiane è una aperta solidarietà con i forconi, fatta non solo con la “deposizione delle armi”, ma anche con “baci e strette di mano”.

Solidarietà attiva con i manifestanti. Mai visto prima; anche se molti oggi cercano di minimizzare, quello che vale è la dichiarazione del segretario generale del SIULP, Felice Romano: "Togliersi il casco in segno di manifesta solidarietà e totale condivisione delle ragioni a base della protesta odierna (...) è un atto che per quanto simbolico dimostra però che la misura è colma". Sembra proprio un ultimatum.

C’è da chiedersi allora che senso dare a quello che è accaduto e a chi viene espressa solidarietà. Ma poi notare anche una sospetta tempistica che in politica ha altrettanto significato di un gesto in sé.

E’ da notare ad esempio che i "forconi" si sono manifestati per la prima volta - già ampiamente sospettati di simpatie (non nascoste) per l'estrema destra  - nel gennaio 2012, cioè poco dopo che Berlusconi era stato “dimissionato” e sostituito al governo da Mario Monti.

Poi sono stati silenti fino a che Berlusconi ha sostenuto il governo delle larghe intese nella speranza che il ricatto sul governo potesse funzionare per evitargli la decadenza da senatore. Venuta meno questa e qualsiasi altra ipotesi, come un gesto autonomo di grazia da parte del Presidente della Repubblica, ecco che il movimento dei forconi riparte in grande stile.

La tempistica sospetta e le parole d’ordine, coincidenti con quelle della novella Forza Italia e rivendicate da Forza Nuova, lasciano intuire qualcosa in più di semplici casualità.

Nel frattempo sul blog di Beppe Grillo (a cui Berlusconi si è rivolto nei giorni scorsi con una esplicita richiesta di collaborazione politica) si può leggere :

“Poco fa a Torino, porta Susa, dei poliziotti in piazza si sono tolti il casco per solidarietà al grido dei manifestanti "siete come noi" "bravi ragazzi!". Dopo poco la scena si è ripetuta, questa volta protagonista la guardia di finanza. A Rho i poliziotti si sono tolti i caschi e hanno accompagnato i manifestanti. Sono i gesti di cui abbiamo bisogno. Le forze dell'ordine provengono dal popolo di cui fanno parte”. Pasoliniani.

Il titolo, emblematico, è “Come farete senza la polizia?”. Che è anche una domanda inquietante perché suona come una minaccia, non più tanto velata, alla classe politica.

Nei commenti al post ovviamente c’è di tutto. Non manca la speranza di stabilire una vicinanza tra grillini e forconi: “Beppe, sembra che il 13 i manifestanti dei presìdi convoglieranno tutti a Roma. Sarebbe bello se i nostri cittadini deputati salissero di nuovo sul tetto di Montecitorio a salutare la folla. Se pò fa' ?” - chiede una - “ragazzi.. è il momento di schierarsi.. di schierarsi apertamente e chiaramente, non credo ci saranno altre occasioni. Aspettiamo un segnale anche da te Beppe” aggiunge un altro.

Segnale che prontamente arriva: "La protesta di ieri può essere l'inizio di un incendio o l'annuncio di future rivolte forse incontrollabili. Alcuni agenti di Polizia e della Guardia di Finanza a Torino si sono tolti il casco, si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli. È stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze disciplinari (...) Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro. Nelle prossime manifestazioni ordinate ai vostri ragazzi di togliersi il casco e di fraternizzare con i cittadini. Sarà un segnale rivoluzionario, pacifico, estremo e l'Italia cambierà. In alto i cuori".

A parte l'invocazione finale, presa pari pari dalla Messa, è indiscutibilmente un proclama eversivo: chiedere alla polizia di non proteggere la classe politica forse è un po' eccessivo definirlo una chiamata al golpe, ma è sicuramente un gesto pericolosamente provocatorio. La classe politica si batte con le elezioni democratiche e con la proposta politica, se ci riesci. Sennò te la tieni perché così ha voluto la maggioranza degli elettori.

E c’è infatti anche chi - nei commenti al post citato - non se la beve “Voglio proprio vedere se alla prossima manifestazione di operai (non era questo il caso), studenti che chiedono un futuro degno di questo nome (e non miseria e sfruttamento) o popolazioni che si ribellano a uno stato-mafia che vuole distruggere le loro terre (val susa, ecc.) i poliziotti si toglieranno i caschi e abbasseranno i manganelli (...) Se poi si considera che si è trattato, di fatto, di un gesto di "solidarietà" nei confronti di gruppi dichiaratamente neofascisti, allora non vedo proprio di cosa rallegrarsi”.

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Poi c'è perfino chi azzarda spregiudicatamente un paragone fra i poliziotti e "i marinai della corazzata Potemkin".

Ma per uno che si entusiasma “Finalmente un gesto degno di nota. Bravi ragazzi, è questo lo spirito che deve esserci in queste manifestazioni. Il vento stà cambiando, piano piano ma stà cambiando”; ce n'è uno che è invece sconfortato: “Tristissima deriva il 5s se appoggia questi figuri” e un altro che si preoccupa: “Desidero anch'io ribaltare il sistema, ma di fronte a questa manifestazione non sento una gran energia positiva, spero di sbagliarmi (...) Non so se chi manifesta è andato a votare o per chi voti, ma questo gran disordine, la polizia senza caschi, senza un obiettivo del dopo e proprio in un momento strategico in cui la casta ci inizia a temere non mi entusiasma.

Un po' al rovescio: invece di essere il M5S che trascina i cittadini in una vincente rivolta democratica, ci sono altre forze che vorrebbero trascinare parte del movimento in una strada caotica. Credo che la maggior parte dei manifestanti siano persone perbene, ma io ho visto anche le stragi di stato e in un momento così di debolezza della casta c'è da aspettarsi di tutto e invito solo a riflettere bene”.

Questo è la piaga su cui un grillino pensante ha messo il dito. Il momento politico è delicatissimo, l’esasperazione tanta e di uscite dalla crisi se ne vedono poche.

L’asse tra forze di polizia, movimento di piazza gestito dall’estrema destra (dietro il quale non è una fantasticheria immaginare la manina di Arcore) e la confusione interna al grillismo (esaltata dal post del Caro Leader) rischiano davvero di dar fuoco alla benzina.

E di benzina ne è stata versata tanta in questi ultimi anni; c'è da ritenere molto pericolosa una situazione come questa, perché - anche senza tirare fuori il Cile dei camionisti anti-Allende - la necessità ineludibile di un cambiamento può prendere tante strade: non ultima quella autoritaria.

Quindi stay tuned o, come si diceva una volta, stiamo in campana.

 

Foto: Antifluor/Flickr

 


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