Politici, una categoria con gli occhiali da miope

par Maurice
venerdì 21 maggio 2010

Nelle agiografie e nei libri sacri sono molti di più i martiti, le vergini ed i dottori della chiesa rispetto ai profeti, sette i minori e dodici i maggiori, segno che il dono della profezia è un dono molto raro, concesso a pochissimi. Non deve stupire, quindi, che ci ritroviamo tutti a cannare perfino le previsioni del tempo, non parliamo poi di un bel 6 al superenalotto. Anche gli astrologi fanno del loro meglio, e sono più le bufale che sparano all’inizio dell’anno che quelle che ci azzeccano.

Perché indignarsi allora per la miopia della politica - e non parlo solo di quella nostrana? Sarebbe troppo pretendere che i governi avessero potuto prevedere la bolla finanziaria e mettere in campo delle misure correttive: sì, potevano pensare prima a delle regole, ma non potevano prevedere come e quando sarebbe scoppiato tutto.

La politica, ma anche tutti noi, pensiamo più ad intervenire sui sintomi della malattia che a prevenirla: finché le cose vanno bene, è inutile pensare a tutto quello che potrebbe succedere. Gli stessi padri costituenti hanno pensato a come far funzionare bene l’orologio, lasciando al legislatore il compito di ripararlo se un giorno fosse caduto.

"Ma perché - si chiede Giorgio Bocca a proposito del progetto di legge bavaglio - questa democrazia autoritaria non è stata denunciata e contrastata in passato, quando i grandi partiti storici, il democristiano e il comunista, si spartivano i poteri uno della politica l’altro del mercato del lavoro?" E si risponde: "Credo perché quei partiti erano nati dalla guerra di liberazione, erano fondati sui valori della Resistenza, davano garanzie di non arrivare mai alla limitazione se non alla soppressione dei diritti democratici".

Verissimo. Il coniuge che metterebbe una mano sul fuoco per la fedeltà dell’altro non gli mette alle calcagna un investigatore privato, almeno fino al momento in cui non ha il sospetto - se non proprio le prove - che qualcosa non va più.
La nostra classe politica - ed intendiamo prima di tutto gli ex partiti storici, dalla DC al PCI - non ha saputo cogliere i segni dei tempi con quel minimo di visione profetica che comunque dovrebbe avere. Negli ultimi vent’anni due sono stati i terremoti che hanno squassato le fondamenta del nostro ordinamento costituzionale e sociale che ben aveva retto fino ad allora: il leghismo ed il berlusconismo.

Ricordo le parole di un senatore al quale avevo chiesto un parere su Bossi, appena approdato in Parlamento sull’onda dell’entusiasmo lumbard per la secessione: "E’ una macchietta". Lui, il senatore, ma tutti quelli come lui non aveva capito subito la forza di deflagrazione che conteneva quel messaggio tanto folcloristico quanto rivoluzionario, e quanto danno all’intero paese avrebbe portato in seguito.

Lo stesso avvenne anche con "la discesa in campo" del cavaliere di Arcore: con la medesima supponenza tutti videro in Berlusconi solo un imprenditore che voleva difendere i propri interessi dal crollo miserevole dei suoi referenti politici. Nessuno si rese conto subito della devastazione che avrebbe portato negli anni successivi, nessuno fece un passo per difendere le istituzioni con una semplice leggina sul conflitto d’interessi.

Sarebbe bastato capire che i due colpi di tosse non erano forieri di una banale bronchite, ma celavano un male ben più insidioso, e non avremmo oggi un attacco così volgare come la legge bavaglio. Non possiamo pretendere di avere una classe politica profetica, ma previdente sì.


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