Polillo: meno ferie per aumentare il Pil

par Francesco Arnaldi
lunedì 18 giugno 2012

La proposta del sottosegretario all'Economia Polillo: rinunciare a sette giorni di vacanza, per aumentare la produttività del paese.

La soluzione sembra semplice e lineare, diminuire le ferie farebbe aumentare il Pil del paese di almeno un punto percentuale nel breve periodo. Contrazione dei costi (visto che ancora, e per fortuna, le ferie sono pagate) e aumento della produzione, nello stesso tempo, potrebbero far pensare a questa idea, come a un colpo di genio in un deserto sconsolante di proggetti concreti.

L'affermazione è uscita a margine di un convegno a Roma, Polillo aggiunge che c'è necessità di colmare il gap che esiste tra uscite ed entrate, per sostenere i nostri consumi interni, che è stimato intorno ai 50 miliardi, solo negli ultimi anni, soldi che vengono reperiti con prestiti dall'estero e che, ovviamente, non sono più sostenibili.

Il sottosegretario dell'economia è convinto che i sindacati, per il benessere generale, riuscirebbero a trovare correnti interne "illuminate, che sosterrebbero l'idea, persino nella Cgil, quindi non trova ostacoli e ragioni che potrebbero impedirne l'attuazione a breve". Ma gli italiani?

Tutto questo sarebbe molto ragionevole, se fosse coadiuvato da un sensato piano, in cui, ai sacrifici della classe dei lavotori, venisse accompagnato, anche il supporto di tutte quelle caste privilegiate, che finora, una mano all'Italia, in affanno, non l'hanno proprio data, da un razionale taglio agli sprechi e alle spese di macchina burocratica antiquata e pesante, da un miglior investimento dei capitali che possano in un futuro dare frutti e, non solo, tappare buchi (e per me, questo significa investire molto di più nella ricerca).

Non si può chiedere un ulteriore sforzo se non si è disposti a cedere per primi, la trovo una questione di etica. Etica che da troppo tempo è scomparsa dalla faccia di una politica completamente addomesticata dall'economia (e abbiamo visto dove tutto questo ci ha portato). Le scelte forti possono essere tollerate, da qui in poi, solo se fatte da personalità forti, preparate, competenti e, più di tutto, moralmente allineate con i programmi che presentano.

Inoltre, da profano, mi chiedo come aumentare l'offerta, in un periodo di contrazione della domanda, possa essere in qualche modo utile? Non sarebbe più corretto mettere in discussione questo dogma e cercare, contemporaneamente a tale risposta, nuovi strumenti utili per la ripresa del consumo, che, poi si traducono nel tanto temuto spauracchio della ridistribuzione del reddito, trovando quindi una doppia spinta per la nostra economia tremolante e timida?


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