Pmi & Dogana: convegno a Reggio Emilia
par PaoloFederici
lunedì 14 giugno 2010
Erano presenti, tra gli altri, il presidente Fuochi, in rappresentanza di Confapi Trasporti e la dott.ssa Bricca, in rappresentanza dell’Agenzia delle Entrate. La dott.ssa Bricca ha ribadito la volontà delle istituzioni ad agire quali "problem solving": la dogana italiana, infatti, vuole essere di aiuto e di sostegno all’economia.
Controllare, certo, ma anche semplificare.
Anche perché, come ha ribadito Fuochi, solo una logistica efficiente contribuisce a rendere più competitivo il prodotto italiano. E per essere "efficienti" bisogna che tutti si dimostrino collaborativi.
Da quasi due anni la dogana europea ha istituito la certificazione A.E.O.(Authorized Economic Operator) e l’Italia già si piazza ai primi posti per numero di autorizzazioni concesse a dimostrazione che molte sono le aziende sane ed affidabili. La dott.ssa Bricca ci ha parlato della semplificazione delle procedure doganali, della telematizzazione delle procedure, dell’armonizzazione dei controlli doganali, del riconoscimento dello status di Operatore economico autorizzato agli operatori affidabili e sicuri,delle azioni di mutuo riconoscimento della CE con gli altri Paesi al fine di incrementare la sicurezza della catena logistica e estendere il confine delle facilitazioni agli AEO.
Ci ha poi spiegato le problematiche legate all’emissione degli EUR 1 (una circolare - la 11/D del 28 aprile 2010 - aveva creato il panico tra gli operatori).
Una frase (si dispone che la presentazione della domanda di rilascio,completa di tutte le informazionie dei documenti dovuti, avvenga entro il limite dei dieci giorni antecedenti la presunta data di presentazione della dichiarazione doganale) era stata male interpretata.
Tanto è vero che in seguito sono state emanate una decina di circolari esplicative (da parte di singole dogane periferiche!).
Insomma, non era il caso di fasciarsi la testa (prima di essersela rotta!).
Chiarito dunque l’arcano, si è passato a discutere della nuova normativa, cosiddetta "black list".
Chi intrattiene rapporti con aziende estere dislocate in Paesi presenti nell’elenco (sono "black listed" più di 70 paesi del mondo, tra i quali spiccano Singapore ed Hong Kong, ma anche Taiwan e Portorico, per finire con San Marino e la Svizzera) dovrà comunicare tempestivamente (con apposita trasmissione documentale telematica!) lo stato estero di domicilio del cliente e/o fornitore, l’indirizzo di residenza, il codice fiscale o altro codice identificativo.
Un piccolo "articoletto" della nuova legge prevede che "Le imprese residenti in uno Stato UE che intraprendono in Italia una nuova iniziativa economica possono richiedere, mediante apposito interpello all’Amministrazione finanziaria, di applicare la normativa tributaria vigente in uno Stato comunitario anziché quella italiana."
Tradotto in italiano corrente significa che le multinazionali presenti in Italia ma con sede legale in altro Paese europeo saranno esentate da tale procedura.
Insomma, come al solito saranno le PMI Italiane (quelle che, è bene ribadirlo, creano lavoro e producono oltre il 95 per cento del PIL) a doversi sobbarcare altre procedure burocratiche.
Procedure che, tanto per distinguerci, abbiamo solo noi italiani (il che mi fa sempre più pensare che l’Italia non sia in Europa!).
Riepiloghiamo?
Scheda di trasporto (eh sì, ce l’abbiamo solo noi!)
Modello Intrastat (è vero non siamo i soli in Europa, ad averlo! E’ anche vero che ci sono 1208 domande di chiarimento giacenti negli uffici dell’agenzia delle entrate... Insomma, la legge c’è ma nessuno sa come attenervisi!)
Nuove procedure Iva (collegate al modello intrastat, quindi "duplicazione" delle problematiche
Dichiarazioni in merito alla radioattività (così come sono previste adesso... non corrispondono alle regole europee!)
Pagamento dazio/Iva con assegno circolare (il pagamento con bonifico, pur previsto dalle leggi vigenti, solo in Italia è ancora utopia!)
Certificazione Eur1 (seppur in presenza di 10 circolari "chiarificatrici" non sono pochi i dubbi che permangono)
Dichiarazioni black list (beh, anche questa, davvero, ce l’abbiamo solo noi!)
Quanto alla certificazione AEO, la dott.ssa Bricca nella sua presentazione spiegava che uno dei vantaggi è la "possibilità di scelta del luogo di svolgimento del controllo, da concordare con la dogana".
Beh, per quanto mi riguarda, la mia società è certificata A.E.O. da più di un anno.
Quando (arrivato un container a Genova che, come al solito, avrei dovuto svuotare in un magazzino doganale di Milano) la dogana ha disposto il controllo ed io ho chiesto di farlo a Milano, tale possibilità mi è stata negata.
In compenso, poiché un altro dei vantaggi della certificazione A.E.O. è la "priorità nei controlli, rispetto ad altri soggetti selezionati che non siano AEO (da luglio 2009)"... mi sono dovuto mettere in coda ed aspettare una settimana perché la dogana di Genova "finalmente" facesse il controllo (quindi pagando tutta una serie di spese extra, dalla settimana di sosta del container a Genova, alle spese di trasferimento del container dal terminal di arrivo in un magazzino doganale, finanche alle operazioni di scarico e ricarico).
Quando dico che sono un po’ scettico sentendo dire che "la dogana italiana vuole essere di aiuto e di sostegno all’economia per controllare, certo, ma anche semplificare" ho davvero tutti i torti?