Più film per tutti. Il ruolo formativo del cinema

par Damiano Mazzotti
lunedì 29 novembre 2010

âLa pedagogia dei pop cornâ di Roberto Gris è un saggio molto limpido e gradevole che offre alcune riflessioni teoriche e suggerimenti operativi per trasformare il cinema in un moderno strumento formativo (www.erickson.it, 2010).

âIl filosofo e il cineasta hanno in comune una certa maniera dâessere, una certa visione del mondo, che è quella dâuna generazioneâ. (Merleau-Ponty, Senso e non senso)

âIl bambino non è un vaso da riempire, ma è un fuoco da accendereâ. (Francois Rabelais)

Nella società occidentale del 2010 il cinema e la tv determinano la creazione dell’immaginario dei giovani e dei meno giovani, poiché “La popolarità del cinema è di certo più strutturale della popolarità della letteratura: ogni film deve tener conto delle esigenze percettive medie e tutti si devono illudere di aver capito almeno la trama nel suo dipanarsi, mentre un romanzo o un racconto possono avere non solo tematiche ma anche ritmi e cadenze di più difficile fruizione e decisamente più esoterici, più adatti agli “iniziati” che ai lettori occasionali” (p. 13).

Del resto anche il filosofo sloveno Slavoj Zizek “interpreta il cinema come uno sviluppo delle nostre consapevolezze narrative, cullate per secoli dalla letteratura, cosicché un libro o un film sono un bel regalo in quanto ci permettono di giocare al pensiero complesso” (p. 15). Dopotutto “il cinema, come la letteratura, prima di essere evasione dal mondo è specchio, rappresentazione e modello dello stesso e aumenta la quantità della conversazione e della vita”. Naturalmente la stessa considerazione vale per i video e l’estrema multimedialità dell’universo digitale e in ogni caso la riflessione umana si può attivare tramite le sette funzioni della metacognizione narrativa: metaforica, inferenziale, enfatica, di finzione, esemplificativa, intertestuale e mitopoietica (p. 35).

Comunque, per evitare di diventare dei consumatori “interpassivi”, per formare dei cittadini interattivi e “per valorizzare il movimento il movimento e la dimensione narrativa delle immagini, gli insegnanti dovrebbero far individuare in gruppo le sequenze portanti, rappresentare visivamente tali sequenze in un frame stop e infine specificare le inferenze che legano un frame stop a un altro” (p. 97). Infatti “L’esperienza soggettiva di partecipazione cinematografica, che induce a emozionarsi e a pensare, ha una ricaduta nella polis e diviene intersoggettiva solo se viene espressa in nuove forme e modalità, e solo se il racconto di cui si fruisce viene commentato, chiosato e dibattuto… è necessario interrogarsi sulla dimensione politica del cinema, impostare una pedagogia del dibattito” (p. 59). Inoltre, in qualsiasi sessione formativa, “Rimane per tutti, come in ogni cinema che si rispetti, l’obbligo di non ciarlare durante la proiezione”.

Però, poiché l’apprendimento umano è da secoli basato sul senso della vista e sull’imitazione, con la narrazione televisiva e cinematografica più favolistica o spettacolare si rischia di prendere troppi elementi e relazioni di fantasia per fondare la nostra realtà immaginativa nell’agire quotidiano.

Roberto Gris è dottore di ricerca in Scienza della cognizione e della formazione. Collabora da anni al Laboratorio di Comunicazione e Narratività dell’Università degli Studi di Trento ed è membro del comitato di redazione della rivista scientifica www.encyclopaideia.it. Nel portale www.minori.it si può reperire molta documentazione relativa all’infanzia e all’adolescenza.


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