Pio La Torre. La lotta alla mafia per la promozione dei diritti e delle libertà

par Matteo Scirè
martedì 3 maggio 2011

Il sacrificio di Pio La Torre ci ricorda che l’attività politica e civile, in qualsiasi ambito e livello, non può prescindere da un costante impegno antimafia, a favore della legalità. In Sicilia, come nel resto del Paese, l’affermazione dei diritti e delle libertà passa da un’opera di contrasto alla prepotenza e al condizionamento mafioso.

Pio La Torre lo fece da giovane sindacalista della Cgil, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, accanto ai contadini siciliani e contro la mafia agraria del tempo, che costringeva i braccianti a lavorare in condizioni disumane. Erano gli anni in cui il popolo degli ultimi lottava per la redistribuzione delle terre a chi le coltivava e per ottenere diritti essenziali, come le otto ore lavorative e una giusta retribuzione.

Lo fece quando mobilitò migliaia di cittadini siciliani, di qualsiasi colore politico ed estrazione culturale, contro l’installazione dei missili nella base Nato di Comiso. Un’operazione militare che La Torre considerava una minaccia per la pace nel Mediterraneo.

Lo fece con le sue innumerevoli denunce sulla corruzione e la speculazione edilizia.

Lo fece da dirigente del Partito comunista italiano, quando presentò in Parlamento una norma che introduceva il reato di associazione mafiosa e la confisca dei patrimoni dei boss. La legge venne approvata solo alcuni mesi dopo, sull’onda emotiva dell’ultimo omicidio eccellente che nei primi anni ‘80 insanguinava le strade di Palermo, quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Prima di allora appartenere ad un’organizzazione criminale non era un reato per la legge italiana e lo Stato non poteva confiscare gli immobili, le imprese e il denaro che Cosa nostra aveva accumulato con i suoi traffici illeciti. Purtroppo la politica fece finta di non capire, o capì troppo tardi, il valore di quell’uomo e delle sue battaglie.

Oggi la sua eredità rappresenta un monito storico e un patrimonio valoriale che ognuno di noi ha il dovere di tenere sempre vivo.

La lotta alla mafia è una priorità da perseguire a tutti i costi se si vuole davvero promuovere lo sviluppo e il bene comune. Perchè non ci può essere impresa economica laddove le mafie impongono il racket delle estorsioni, né lavoro vero quando esse stabiliscono chi deve lavorare e a quali condizioni, né dignità se i cittadini sono incatenati dal ricatto del clientelismo e dell’assistenzialismo più bieco e meschino.


Leggi l'articolo completo e i commenti