Pillola del giorno dopo: legge ambigua, Chiesa inflessibile

par Martina Orlandi
sabato 26 febbraio 2011

La pillola del giorno dopo è legale in Italia da quasi undici anni eppure non sembra così facile da reperire, anche nel caso in cui venga regolarmente prescritta.

Lisa Canitano, ginecologa, presidente dell'Associazione Vita di Donna e promotrice del servizio 'SOS Pillola del giorno dopo' racconta:

Sabato sera ho prescritto a una paziente la pillola del giorno dopo, ma il farmacista di turno presso cui la donna si è presentata ad acquistarla si è rifiutato di vendergliela invocando l'obiezione di coscienza. Mi sono quindi recata presso la farmacia portando con me un'ulteriore ricetta e una copia della dichiarazione dell'Ordine dei Farmacisti, secondo la quale il diritto all'obiezione di coscienza non è riconosciuto ai farmacisti. Nonostante gli abbia consegnato tali documenti, il farmacista ha continuato a rifiutarsi, mentre alcuni individui minacciosi non identificati giunti nei pressi della farmacia hanno iniziato ad intimidirmi, affermando esplicitamente di essere là per sostenere il farmacista. Dopo aver chiamato la polizia ed aver denunciato l'accaduto mi sono allontanata per non dover subire conseguenze peggiori. Mentre denuncio la gravità dell'accaduto, mi riservo di affidare la vicenda alle mani di un legale.

In Italia la legge sulla pillola del giorno dopo non è chiara e questo permette ai professionisti coinvolti di agire in modo poco prevedibile e discutibile, come nell'avvenimento appena citato.

Pietro Cannella, ginecologo dell'Ospedale di Monterotondo, sostiene che

in Italia non esiste una legge che regolamenti la contraccezione di emergenza così come avviene per l'interruzione volontaria di gravidanza. Per quanto riguarda l'obiezione di coscienza dei farmacisti, esiste soltanto un parere non vincolante del Comitato Nazionale di Bioetica che autorizzerebbe i farmacisti dichiaratisi obiettori a non dispensare il farmaco in questione. Tale comportamento tuttavia non tiene conto del fatto che anche secondo la Federfarma, il farmacista avrebbe soltanto l'obbligo di controllare la correttezza formale della prescrizione.

Se la pillola del giorno dopo sia abortiva oppure contraccettiva è una controversia accesa da anni e l'obiezione di coscienza è ovviamente legata ad una presa di posizione a tale riguardo.

Il Vaticano considera la pillola abortiva ritenendo che

risulta chiaramente che l'acclarata azione "antinidatoria" della pillola del giorno dopo, in realtà, nient'altro è se non un aborto realizzato con mezzi chimici. Non è coerente intellettualmente, né giustificabile scientificamente, affermare che non si tratti della stessa cosa. Esortiamo vivamente tutti gli operatori del settore a mettere in atto con fermezza un'obiezione di coscienza morale.

La Chiesa ribadisce il proprio “no” all’utilizzo della pillola del giorno dopo, anche nel caso in cui la paziente sia stata vittima di violenza sessuale.

Il vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Jean Laffitte afferma che

se da una parte la donna vittima di una terribile aggressione alla sua dignità ha il diritto di difendersi, anche attraverso l’uso di mezzi che potrebbero impedire l’ovulazione e la fecondazione, occorre d’altra parte ribadire che va difeso anche il diritto alla vita dell’essere umano eventualmente già concepito». Quindi, «se ci fosse una qualche incertezza al riguardo, non sarebbe lecito utilizzare mezzi che potrebbero avere un effetto anche abortivo» e «sotto il profilo dell’obbligo morale, basterebbe la sola probabilità di trovarsi di fronte ad una persona per giustificare la più netta proibizione di ogni intervento volto a sopprimere l’embrione umano.

Data l'opposizione della Chiesa all'aborto è prevedibile che quest'ultima neghi l'utilizzo della pillola del giorno dopo, ma può lasciare perplessi che la neghi anche nel caso di uno stupro.

La violenza sessuale infatti può essere considerato un caso eccezionale, e nei casi straordinari è ragionevole assumere una certa flessibilità. Mentre nella vita di tutti i giorni la richiesta della pillola del giorno dopo può essere conseguente a rapporti sessuali avvenuti in modo incosciente a cui la donna ha partecipato attivamente e consapevolmente, nel caso di stupro quest'ultima è vittima passiva di un crimine sessuale a cui non ha potuto ribellarsi. In una situazione del genere è umanamente comprensibile che voglia evitare una conseguente gravidanza. Si potrebbe rispondere che la vita del possibile nascituro è scevra di colpe e proprio per questo non merita di essere interrotta.

Ma anche la vita della donna è priva di colpa, perciò perché una donna dovrebbe correre il rischio di tenere il figlio del suo aggressore?

Così facendo dovrebbe sopportare il dolore devastante di uno stupro e anche la destabilizzazione di una possibile gravidanza. Curarsi della vita, come sembra sia intenzione della Chiesa, vuol dire curarsi anche del benessere dell'individuo che vive, e non solo dal punto di vista quantitativo, del numero di persone che nascono e che vivono. L'inflessibilità della Chiesa di fronte a tale problematica rende ancora più difficile la scelta che la donna si trova a dover operare in quel poco tempo che sono le 72 ore successive al rapporto sessuale.

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